giovedì 19 luglio 2012

Senza stabilità politica l’Italia tornerà nel buio di B.

Non c’è molto da trastullarsi con analisi e pseudo sondaggi a pochi mesi dalla campagna elettorale: per tranquillizzare i mercati, evitare che all’estero la credibilità del paese torni ai livelli di guardia del governo Berlusconi e il rischio della speculazione si trasformi in aspra certezza, la strada maestra si chiama stabilità. Politica in primis, e che fa da battistrada a una linea economica e finanziaria che dica addio alle tentazioni populiste del passato, quando grazie all’eliminazione “elettorale” dell’Ici oggi il paese è stato costretto all’Imu. Ma che impugni la spending review come strumento quotidiano. Non solo tagli, rigore e virtuosismi finanziari, ma soprattutto una “navigazione” politica in acque calme e con un timoniere freddo e deciso. La ricetta salva Italia sta tutta in questa formula, tanto semplice quanto complicata da far metabolizzare ad alcuni degli interpreti. Il nostro paese ha ben fatto i propri compiti a casa, ma ciononostante Mooody’s borbotta e lo spread non scende (figurarsi se dovesse rivincere il pdl, che solo oggi dopo due lustri si accorge del fallimento del tremontismo). Come evitare dunque nuovi aumenti di tasse e un’instabilità finanziaria che potrebbe precludere alla macelleria sociale vera e propria? Dall’asse Monti-Grilli, passando per il gabinetto di crisi che si è consumato due giorni fa, emerge la consapevolezza che una nuova polemos attende il paese: la guerra di agosto. Ovvero quel passaggio delicatissimo tra l’Eurogruppo di venerdì prossimo, il vertice dei Capi di stato e di governo del 25 luglio e il primo Eurogruppo di settembre a Cipro. Con in mezzo un mese decisivo per proseguire con il “lavaggio a secco” che il governo ha fatto dell’immagine finanziaria dell’Italia agli occhi degli investitori. Con all’orizzonte l’obiettivo dell’anno: ovvero la collocazione il prossimo autunno di ben 218 miliardi di titoli di stato, il vero banco di prova per tutti. È quello l’appuntamento in vista del quale il numero uno di viale XX settembre e il premier si stanno preparando ormai da mesi, da quando è maturata la consapevolezza che la messa in sicurezza dell’Italia passa da una doppia strategia: l’austerità imprescindibile che curi il paziente senza ucciderlo, come annota Massimo Giannini su Repubblica, e la stabilità politica in assenza della quale i sacrifici fatti, dall’Imu alla lotta agli evasori, potrebbero essere vanificati. In questa direzione va letta la valenza macroscopica dello strumento “spending review”, non misura una tantum ma buona abitudine amministrativa generalizzata, eliminando gli sprechi strutturali. E tentando di espanderla ai buchi neri italiani, dalle regioni a statuto speciale alle comunità montane, dai costi esagerati delle amministrazioni regionali agli stipendi dei manager di stato, dalle commissioni negli enti locali ai nuovi aeroporti che qualche deputato si è messo in testa di far costruire nel proprio collegio elettorale. Certo, si attende un segnale incoraggiante dall’Europa, ma l’Italia almeno per restare a posto con la propria coscienza dovrebbe poter disporre di una linea di continuità con la mini rivoluzione politica (certamente migliorabile, si vedano le voci crescita e liberalizzazioni), che da qualche mese si sta realizzando.

Fonte: il futurista quotidiano del 19/7/12
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