mercoledì 11 luglio 2012

Ma i falchi dell’Ue non aiutano il sogno europeo


Ha ragione Predrag Matvejevic quando rileva che il Mediterraneo, culla della civiltà e del passato, non riesce oggi a reinventare né quella cultura né un futuro credibile. Una criticità non soltanto figlia di congiunture economiche sfavorevoli o di condotte politiche deprecabili (come i conti truccati, gli sprechi di stato, le dipendenze dalle banche), ma del rifiuto dell’Europa di costruire se stessa attorno a una sorta di comunione liquida mediterranea in puro stile baumaniano. Per puntare senza titubanze verso l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa i proclami e le virate farlocche non servono a nulla, ma andrebbero sostituiti da una presa di coscienza seria e ponderata, da cui far nascere subito una linea programmatica franca e senza interpretazioni gattopardesche.

Se il metro di analisi del vecchio continente viene individuato e circoscritto solo in numeri e cifre, allora dell’Europa e della sua anima non si è compreso nulla, e forse fa comodo ai falchi che picconano l’unione non sforzarsi di capirlo. In questo momento l’Europa appare come una pangea, incapace di gettare ponti anziché erigere mura, insensibile al grido di dolore che non proviene solo dal sud del Mediterraneo (Grecia in primis) ma anche dal nord del continente africano, vicino di casa e partner indispensabile per una rinascita culturale che abbia il suo nocciolo nel Mediterraneo.
Piaccia o no ai governanti teutonici, il punto non è solo il rigore e la lotta allo spread, (sarebbe da folli non convergere su quelle priorità); quanto la consapevolezza che si è dato adito a un’unione monetaria senza l’imprescindibile supporto di quella politica, sociale e culturale.

Dove il termine cultura non risiede, come qualche sprovveduto commentatore ha osservato, nella conoscenza della arti, della storia o dei punti cardinali: bensì nel concetto alto, altissimo di società, nella capacità di abbeverarsi dalla fonte aristotelica e socratica della democrazia per non svilire quella conquista, che qualcuno pensa ancora di poter esportare altrove senza averla a casa propria. Non solo scudo antispread e austerità dunque: la rinascita euromediterranea passa dalla cultura del Mesogheios. Chi non lo capirà, semplicemente non vorrà un’Europa vera.

Fonte: il futurista dell'11/7/12

Twitter@FDepalo

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