Da Mondogreco del 31/08/09
Ha ragione il romanziere Petros Markaris, quando dice che i piromani non hanno rispetto nemmeno per la storia e per il significato socio/culturale della Grecia. Questa volta il limite e`stato abbondantemente superato. E a nulla serviranno le condanne, le analisi postume su quello che si poteva e si doveva fare, le immancabili polemiche del post, le stucchevoli e sterili diatribe tra governi e opposizioni.
Qui hanno perso tutti. Ha perso la politica, incapace di difendere il proprio territorio. Ha perso la storia greca, che per poco non ha visto andare in fumo millenni di simboli e di testimonianze. Hanno perso i piromani, per i quali non possiamo che provare pena, gente senza patria, senza leggi, senza anima, talmente miopi da non comprendere che continuando con questo stillicidio, di quella culla della civilta` che e`l`Ellade, gia`orfana di menti e di welfare, non rimarra`che polvere. Ha perso la societa`, composta da quelle famiglie che non hanno piu`una casa, o da quelle stesse che nel 2007 hanno immolato i propri cari in nome della difesa di un gruppo, di un nome, in poche parole, di una nazione.
Ma cio`che potrebbe essere ancora piu`grave, e`che proseguendo su questa direttrice, tra argini fatti di limitatezza e di inconcludenza, a perdere la partita potremmo essere in molti. Qui non c`e` piu`in gioco solo il benessere del singolo, del furbo di turno che gioca in proprio, che ha come meta principale l`egoistico raggiungimento di obiettivi e risultati. Quello che pian piano sta andando in fumo, non e`solo un pezzo di bosco o di citta`, ma l`intera Ellade intesa come societa`che si autodistrugge.
Osservando l`evolversi degli eventi da una prospettiva piu`ampia, si ha la sensazione (e fa molto male dirlo), di un Paese alla deriva, che non programma con lungimiranza scelte e decisioni, che naviga a vista, in un mare sconosciuto e per di piu`senza mappe aggiornate. Dove si fa gara a chi stacca un pezzo di Stato, minandolo nelle sue fondamenta gia`deficitarie. Non un sentire comune, non un rammentare le grandi gesta del passato come le Termopili, non un riflettere sul domani appassionati dall`essere ellenici. Spesso di ha come l`impressione di una cittadinanza svuotata, dove gli eventi accadono per inerzia e si sviluppano senza che a qualcuno importi realmente. Quasi che le vite dei cittadini scorrano in parallelo agli eventi della nazione, ma senza mai sfiorarsi realmente, se non per celebrare vittorie sportive.
Il fuoco dell`estate 2009, assieme a quello del 2007, dovrebbe invece rappresentare un`occasione di riflessione sul senso di cittadinanza dei Greci, nella consapevolezza che “un Paese senza memoria- come recitava Leonardo Sciascia- e`un Paese senza futuro”.
Immaginare quello che si intende fare per il futuro di questo Paese che ha dato i natali al mondo ed alla civilta`, senza pero`rifugiarsi nell`autocommiserazione o nel piagnisteo della crisi economica. Quest`ultima ha colpito tutto il mondo ma non e`la causa principale della debacle greca, che ha radici datate trent`anni fa. E non sarebbe affatto saggio nacondere la testa sotto terra ed appigliarsi alla congiuntura economica, semplicemente perche`si continuerebbe a viaggiare a velocita`ridotta, per usare un eufemismo, senza una meta ben precisa, senza scegliere accuratamente i compagni di viaggio, e fermandosi alle diagnosi apparenti.
Urge approfondire il malessere che serpeggia, lento e implacabile, nei sotterranei della societa`, in quelle fasce sociali disagiate che non trovano le risposte che cercano, oppure in un tessuto intellettuale che non riesce a tradurre in voce univoca e determinata le proposte che sforna. Passando per le riforme strutturali, che innegabilmente hanno ritardato lo sviluppo generale del Paese. Utile rammentare che, solo per fare un esempio, e`stato grazie alle Olimpiadi del 2004 che la principale arteria stradale greca, l`autostrada Atene- Salonicco, e`stata ammodernata. Ma non basta. Non e`sufficiente provvedere con piccoli interventi di « ordinaria manutenzione », semplicemente perche`la Grecia oggi necessita di una rivisitazione complessiva del proprio modo di essere uno stato europeo.
E per farlo, la prima condizione e`che tutti i Greci non mettano da parte le proprie origini, anzi, le espongano orgogliosamente ricordando a tutto il mondo che qui, nel Mediterraneo e`stata plasmata la storia, la filosofia, la scienza matematica, la democrazia, ovvero quell`incredibile scoperta che prende il nome di civilta`, certamente con i suoi numerosi difetti che mai nessuno storico sara` cosi` maldestro da celare, ma che di contro non potra` far altro che inebriare nei secoli le menti e gli animi di sognatori o di quei semplici cittadini che, interrogatisi sull`alfa del mondo e degli stati, troveranno la loro risposta all`ombra di un meraviglioso tempio, che prende il nome di Partenone.
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