giovedì 8 ottobre 2009

NON CI SONO PIU'ALIBI


Da Mondogreco del 08/10/09

E adesso che si fa? Se lo saranno chiesti i ministri in pectore del nuovo esecutivo targato Giorgios Papandreou, desiderosi di iniziare quanto prima quella che è considerata da tutti una sfida titanica, ovvero far quadrare i conti di una Grecia messa male.

Se lo saranno chiesti le migliaia di persone, appartenenti alla generazione cinquecento euro, quelli che lavorano sette mesi e poi chissà, speranzosi di essere chiamati dall’Asep o dall’Ika. Quelli, per intenderci, che proprio non ce la fanno con quello stipendio non solo a vivere ad Atene, ma nemmeno a Trikala.

Se lo sarà chiesto anche lo stesso Primo ministro, consapevole di essere rimasto uno dei pochi in Europa, a tenere la barra del socialismo, se si considera la crisi della sinistra in Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia. Ma il nipote e il figlio di due Primi ministri, ha dalla sua un vantaggio non da poco: una certa sobrietà di intenti e di azione che ricordano, seppur con le debite proporzioni, i tratti somatici della Cancelliera da poco riconfermata al vertice della Germania.

Se lo saranno chiesti, in positivo, i milioni di elettori che, tra affezionati al Pasok e acquisti dell’ultimo minuto, hanno deciso di voltare pagina e di mettere il punto ad una fase non troppo esaltante della Grecia moderna. Karamanlis infatti si portava dietro ben altre speranze. Eravamo nell’Ellade olimpica, con fari e riflettori puntati sull’Egeo da tutto il mondo. Facile forse farsi abbagliare dal jet set e da quella che è stata definita universalmente un’Olimpiade ottima, in quanto ad organizzazione e ad accoglienza. Ma purtroppo non è stata sufficiente a strutturare un governo stabile e duraturo, che risparmiasse al paese non solo la crisi, perché è stata su scala mondiale e quindi di difficile previsione. No, semplicemente perché un governo liberale e conservatore avrebbe dovuto indirizzare la propria opera amministrativa in un’altra direzione. Ovvero favorire la piccola e media impresa, investire nella green economy, contrastare la corruzione che è ormai insinuata a tutti i livelli della società, dove troneggiano fakellakia e ingiustizie, dove il welfare per i più deboli è una lontana ed irraggiungibile utopia, dove insomma si salvi chi può.

E poi, non dimentichiamolo, un governo di centrodestra desideroso di lasciare un segno e interpretare quella voglia di cambiamento, avrebbe dovuto con tutti i mezzi abbattere la spesa pubblica, mettendo il freno alle sperequazioni sociali, ai prezzi schizzati all’improvviso grazie ad un euro fuori controllo. Provvedendo inoltre a regolarizzare i rapporti con le gerarchie ecclesiastiche, a impegnarsi nei rapporti con la Turchia, proponendo una qualche soluzione per la vertenza cipriota. Nulla di tutto ciò è stato francamente pensato.

Perché non è soltanto colpa degli scandali se i greci si sono ribellati, dando il proprio consenso anche ad un partito nazionalista, il Laos, che ha preoccupantemente raddoppiato i propri voti. Non è soltanto a causa di un incidente, quello che costò la vita al giovane Alexis lo scorso dicembre nella guerriglia ateniese, che la società si è come risvegliata da un torpore mostrando il peggio di sè. No, sarebbe quantomai opportuno approfondire le viscere delle sensazioni elleniche, senza nascondersi dietro i numerosi luoghi comuni che in questi anni hanno colposamente contribuito a ignorare cause ed effetti.

Non è più tempo di utopistiche e speranzose idee lanciate durante la campagna elettorale, a cui la gente non crede più. La Grecia ha bisogno di essere rivoltata come un calzino, con serietà, decisione, valutando eventuali conflitti di interessi, innescando un virtuoso principio di bene comune, di senso dello stato che è tragicamente mancato, sostituito da politiche stolte e controproducenti, capaci solo di mortificare le energie positive.

Due esempi su tutti: il fatto che non si costruiscano nuove università comporta gravissime ripercussioni sul territorio. Le città e le regioni accusano un mancato introito, culturale ed economico, le famiglie si indebitano per via del perverso meccanismo delle Panellinie, che costringe gli studenti non ammessi alle facoltà elleniche a trasferirsi all’estero. Urge una regolamentazione sana e lucida del problema istruzione. Partiamo dalle scuole, con i ragazzi impegnati di giorno negli istituti scolastici e di pomeriggio con i numerosi doposcuola. Ma quanto tempo poi della giornata resta loro per studiare? Dunque, imprescindibile una riforma della pubblica istruzione, senza la quale non si potrebbe nemmeno abbozzare un discorso sulla classe dirigente di domani.

In secundis, impedire lo sfruttamento fine a se stesso delle risorse greche, per invece ragionare su quali peculiarità del territorio possono rappresentare un’eccellenza. Il turismo, l’enogastronomia, la cultura. E i risultati, seppure inizialmente minimi, non tarderanno a ramificare benefici e agevolazioni. Non è ammissibile che nel 2009 stuole di adolescenti popolino per ore intere i cafeneia, senza un vero progetto per la propria vita, sciorinando vacue intenzioni di vivere di rendita, o al massimo con la prospettiva di aprire una caffetteria. Non è una visione pessimistica della società, è solo la fotografia reale di un paese unico che fino ad oggi non ha fatto nulla per investire nelle proprie qualità. E’un’analisi dura e puntuale, non semplice da affrontare a viso aperto. E’come se una donna si guardasse allo specchio prima di uscire e, anziché valorizzare i propri punti di forza, si sforzasse di coprirli e celarli.

Ha scritto Lord Byron: “Ciechi gli occhi che non versano lacrime vedendo, o Grecia amata, le tue sacre membra razziate da profane mani inglesi, che hanno ferito ancora una volta il tuo petto dolente”. Questa volta non potranno intervenire risolutivamente solo i grecofili, o gli amanti della Grecia, i cui colori cangianti e profumi orientali scorrono meravigliosamente nelle vene di coloro che, come chi scrive, si considera non solo un semplice appassionato ma un prodotto culturale di quella terra. No, questa volta, e senza appello, spetterà ai greci e solo a loro rimboccarsi le maniche e salvare una patria che non è solo terra e case, ma è storia, è il pan, è cultura. In una parola è madre del mondo.

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