giovedì 12 agosto 2010

Anagrafe scolastica. Altro spot estivo?


Da Ffwebmagazine dell'11/08/10

Povera Gelmini, saranno le voci di una sua candidatura al posto dei triumviri del Pdl in aggiunta ad altri giovani delfini (mai trote); saranno le responsabilità pressanti di occupare il ministero che fu di Giovanni Gentile; sarà che dopo aver proposto la laurea honoris causa a Umberto Bossi in comunicazione, qualche politico straniero avrà pensato di iscriversi anch’egli al club del dito medio, per ambire al prestigioso riconoscimento. Fatto sta che non è un periodo facile per Maria Stella, a detta almeno di quello che riportano i quotidiani italiani. L’ultima nata è la proposta dell’anagrafe degli studenti, a cui già si sono opposte non poche voci contrarie.

Si tratta della raccolta di molteplici dati che, nelle intenzioni, vorrebbe rappresentare il biglietto da visita di ogni studente, per ottenere una banca informativa che lo tenga d’occhio anche sotto il profilo della eventuale dispersione scolastica. Peccato che accanto alle informazioni squisitamente curriculari, come voti, materie, crediti, debiti, vi siano anche il credo religioso, lo stato di salute, i rilievi giudiziari. Inserendo in un qualsiasi dizionario on line o cartaceo queste voci, il risultato che viene fuori è: dati sensibili. Ovvero dati personali, la cui raccolta o trattamento è subordinata all’autorizzazione della persona interessata, oltre a quella preventiva del Garante per la protezione dei dati personali stessi. Quest’ultimo tranquillizza tutti, dal momento che sarà proprio il Ministero a definire modi, tempi e soggetti incaricati di trattare i dati ovviamente individuali. E, asserendo, che verranno impiegati solo per fini statistici.

Ma il punto è un altro: è davvero indispensabile impiegare risorse economiche ed umane per un’iniziativa del genere che addirittura faccia luce su quale rito domenicale o infrasettimanale lo studente frequenti? Davvero è con queste idee strampalate che l’istruzione verrà sanata, assieme alle sue oggettive criticità che hanno portato, ad esempio, gli studenti italiani a scendere verticalmente nelle classifiche di rendimento europee? O non sarebbe stato più funzionale inaugurare magari gli stati generali della scuola, interpellando docenti, alunni e famiglie, per stimare dove intervenire e in che misura, anziché affidarsi a interventi secondari, anziché riproporre quel senso di caserma e di controllo vagamente fuori luogo?

È stato calcolato che saranno circa sei milioni gli studenti monitorati le cui informazioni verranno inserite nei computer del ministero, da cui dicono di volere solo effettuare una sorta di monitoraggio dell’evasione scolastica e della irregolarità della frequenza. Lo scopo- continuano da viale Trastevere- è fare prevenzione circa il fenomeno della dispersione. Tanto di cappello per il nobile intento, ma se impedire una fuga dei cervellini italiani dalle scuole nostrane deve passare da una violazione così invasiva delle proprie vite, allora significa che i problemi della scuola sono altrove. Forse nell’approssimazione di qualche dirigente che stende nuovi programmi e linee guida. A cosa serve voler conoscere quale religione si professi, o quali malattie esantematiche si siano riscontrate?

Si legge nella proposta esplicativa dell’anagrafe che verranno inseriti una serie di dati sensibili, utili a determinare lo stato di salute, le convinzioni religiose o di altro genere e notizie giudiziarie, indispensabili per individuare gli istituti dove lo studente svolge il proprio obbligo scolastico. Ci si dovrà preparare ad una schedatura simil- questura per gli alunni di tutta Italia? Ciò che preoccupa maggiormente non è l’effetto mediatico di iniziative simili, che a tratti possono apparire estemporanee o addirittura degne di qualche titolo divertente, ma il tenore o lo spessore. A cui fa da contraltare una certa sottovalutazione dei problemi basilari del comparto educazione: non sarà con la violazione della privacy degli studenti che li si inviterà a non abbandonare gli studi, o a profondere un maggiore impegno in questa o quella materia. Ma sarà il caso di lavorare su strutture più accoglienti, su un sostegno ai docenti impegnati in territori difficili, su risorse che scarseggiano drammaticamente per stipendi e spese generali, su libri di testo troppo frettolosamente cambiati in barba alle difficili condizioni economiche delle famiglie.

Meno privacy uguale più frequenza degli studenti? Mah, il dubbio rimane, anzi si rafforza, ed ecco che in soccorso dell’interrogativo estivo giunge un’esortazione di Ugo Foscolo: «Amate palesemente e generosamente le lettere e la vostra nazione, e potrete al fine conoscervi fra di voi ed assumere il coraggio della concordia». Magari per ottenere risultati migliori, invece che scomodare detective ministeriali che indaghino su religioni e salute dei ragazzi, sarà sufficiente invogliarli a studiare di più.

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