sabato 21 agosto 2010

Perdersi ad Atene per ritrovare un paese al bivio


Da Ffwebmagazine del 21/08/10

Ad Atene ti potrà capitare di vedere qualsiasi cosa. Lustrascarpe che ascoltano musica classica, ristoranti all’interno di cimiteri, miscellanea di suoni e profumi, razze in transito. E poi visi, occhi interrogati, mani tese e porte socchiuse. Non è uno spot dell’ente nazionale del turismo, ma ciò che sguardi attenti e olfatti anche non necessariamente raffinati potranno notare subito transitando per odòs Ermoù o per le viuzze di Plaka, arrampicandosi su fino al Lycavittou, scendendo fino al Pireo. O sfogliando le pagine di alcuni romanzi gialli in salsa ellenica, incubatori di quella new wave mediterranea unica nel suo genere. Una sorta di neofilone letterario, ambientato all’ombra del Partenone, lì sotto l’Acropoli dove fanno capolino gli ultimi alberi che precedono una mostruosa colata di cemento. Caldo, opprimente, afoso. Che dopo il tramonto, però, si trasforma in vita, in emozioni e sentimenti, in storie. Anche tristi. Ma che sono abilmente raccontate, romanzate e “sentite”.
La penna di Petros Markaris, il Camilleri greco, non si è fermata alle gesta del commissario di polizia Kostas Charitos, originale personaggio dai modi sobri e dalle intenzioni umane. Ma è andata oltre l’ottimo risultato raggiunto con i quattro precedenti romanzi, incuneandosi in un neorealismo dal quale non si sfugge, perché è maledettamente intrigante, e dove addirittura si respirano quei profumi, si riconoscono certe inflessioni di voci e bisbigli, si mescolano sentimenti e abitudini gastronomiche, si valutano le conseguenze di scelte sociali e strategie politiche. Dove emerge una Grecia diametralmente opposta a quella più conosciuta delle isole e della movida estiva. Una Grecia che si trova di fronte il macigno della crisi economica, con sperequazioni sociali mostruose, con flotte di immigrati che transitano a più non posso, si fermano, ripartono, ritornano. E nidificano, per poi decidere, magari, di dividere il proprio nucleo familiare in più tronconi. Integrandosi, e spesso male, in un tessuto sociale che un bel giorno si è svegliato dal torpore del benessere, rendendosi conto di come non fosse più abituato a correre.
Le otto storie gialle del romanziere nato a Costantinopoli, già collaboratore di Theo Anghelopulos e vincitore di una Palma d’Oro a Cannes nel 1998 per la sceneggiatura di L’eternità è un giorno, rappresentano un passo in avanti. D’accordo la saga del personaggio noto e al quale i lettori sono affezionati, d’accordo le sue movenze, i suoi pensieri ritmici, scansionati dal caffè del mattino, dalle urla in commissariato, dai riti della vita ateniese. I labirinti di Atene, però, sono un’altra cosa.
Perché vanno oltre lo stereotipo, raccontano altre storie, questa volta con l’accento sul degrado sociale. Come quella di due musicisti, un bulgaro e un’albanese, giunti in Grecia per sbarcare il lunario, ma che alla fine dopo essersi amati, litigano furiosamente nei locali dove si esibiscono. Fino a quando passanti e clienti delle taverne decidono di sbarazzarsi definitivamente della loro presenza ingombrante. O come quella di un greco-russo a cui la mafia russa vorrebbe imporre il pizzo per il suo ristorante. E che, dopo i primi rifiuti, si ritrova con il locale incendiato e con la figlia che si “accasa” con il boss russo, diventando poi direttrice artistica del ristorante stesso rimesso a nuovo. O come la lotta feroce di due extracomunitari, che si contendono a colpi di coltello la nicchia dove vendere frutta al mercato cittadino.
Non solo uno spaccato di vita sociale ed economica di uno stato a un bivio, dunque, non solo spruzzi di folklore e di quotidianità da terzo millennio globalizzato sino al midollo, ma decisamente un qualcosa di più. Perché Markaris affonda le sue storie in un paese lacerato da mille contraddizioni, dove un caffè al tradizionale cafeneio può costare anche tre euro, dove in una serata al rebetadiko, luogo in cui cinquant’anni fa si esibivano grandi artisti come Tsitsannis o Vamvakaris alla presenza di Melina Mercouri e Ugo Tognazzi, si possono spendere anche cinquemila euro di fiori. Dove, in un recente sondaggio sul greco più grande di tutti i tempi, i cittadini ellenici hanno votato al primo posto Alessandro Magno, subito dopo il prof. Giorgios Papanikolaou, inventore del famoso pap-test per la diagnosi del cancro all`utero, ma fuori dai dieci Aristotele.
Sancendo l`assenza dal ‘podio’ di personaggi legati alla filosofia ed alla cultura classica che tutto il mondo indivia e accosta direttamente alla Grecia, segno che il popolo ellenico (moderno) ha preferito fare a meno di eroi della mente, preferendo invece eroi della forza. Scelta che, nei fatti, si sta rivelando un pericoloso boomerang in quanto svilisce quell’incredibile bagaglio di conoscenze da cui oggi il paese potrebbe ripartire.
Ma che contribuisce ad affrescare un quadro originalissimo: dove perdersi è finanche affascinante, dove puntare i sobborghi del Pireo in cerca di caffè-letterari è un’esperienza da provare. Dove piccole boutique musicali, seminascoste da vecchie insegne, allietano la visita di chi ama vagare nell’intimità di una città. Ecco, Markaris rende pubblica la veste più intima e celata della capitale ellenica, e il fatto che le storie raccontate siano improntate a vicende dure e ripide, rende ancora più credibile lo sforzo letterario dell’autore.

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