sabato 7 agosto 2010

NAZIONALE, AL VIA LA DISCONTINUITA'METICCIATA

Da Ffwebmagazine del 07/08/10

Da adesso in poi non conteranno la fedeltà di appartenenza, il passato di questo o di quello. Né il ceppo di partenza, nemmeno gli equilibri di casta, o i debiti di riconoscenza post qualcosa o promesse pre vittorie. Qui è stata tracciata una riga da dove ricominciare ex novo, con volti freschi, con talenti allo stato puro, senza calcoli o personalismi periferici. Adesso sembra, anzi è, tutto azzerato. Si misurerà il talento e non la simpatia o gli ammiccamenti serali. E chi più ne avrà- di talento- più avanti andrà.

Speravamo fosse l’inizio di un nuovo corso politico, invece, per ora, è la nuova carta di identità della nazionale italiana di calcio targata Cesare Prandelli, all’insegna della discontinuità meticciata rispetto alla gestione precedente. Discontinuità perché sono stati convocati molti giovani, oltre ai talenti come Balotelli e Cassano, della serie la fantasia contro la gabbia da caserma degli schemi. E poi perché il commissario tecnico ha aperto le convocazioni - e le idee - ai nuovi italiani, o che forse lo sono sempre stati perché casacche e bandiere vanno poi alla fine interpretati con sentimenti e sensazioni di appartenenze ben più di timbri o nullaosta ufficiali.

L’attaccante della Juve Amauri è nato in Brasile e ha sposato una ragazza di origini italiane che ha il doppio passaporto. Da poco anche lui lo ha ottenuto, proprio come un altro juventino, il campione del mondo Camoranesi, fino a ieri nel giro azzurro. Di Balotelli si è scritto e detto di tutto, esempio di quella generazione di nuovi italiani, dal momento che al di là di domande in carta da bollo e richieste agli uffici di mezza Italia, il ragazzo parla il dialetto bresciano, non il congolese. Si sente italiano a tutti gli effetti, qui ha frequentato le scuole e quindici giorni fa si è anche preso il diploma in ragioneria. Se la legge imbriglia vite umane e storie sportive, sarà il caso che qualcuno intervenga con una doppia razione di buon senso. Quel qualcuno oggi ha dato un bel segno, e si chiama Cesare Prandelli. Si tratta di un allenatore sobrio che ha fatto la gavetta seduto su panchine di provincia, prima di arrivare in una piazza prestigiosa come Firenze. Ma ha anche giocato, e bene, a calcio. Vecchia figura di un vecchio calcio in sordina, che badava molto alla sostanza. E che oggi si scopre avere un'altra freccia al proprio arco, quella energia dirompente di ragazzi tutti da scoprire.

La nazionale neometicciata, che il 10 agosto a Londra debutterà in amichevole contro la Costa D’Avorio, si presenta come la prima versione del dopo Lippi. Non mancano reduci più maturi, come De Rossi e Montolivo, ma come non notare l’invasione di novità dei vari Bonucci, Cassani, Motta, Viviano.

È chiaro che non saranno sufficienti solo nomi giovani per stravincere tutto. Ma Balotelli, così come Amauri e perché no domani anche Thiago Motta, rappresentano il simbolo di cambiamento. Di coraggio, nel prendere coscienza delle evoluzioni sociali che si sono insediate anche nello sport, approfittando dell’indiscusso talento che contemporaneamente si guadagna. E che di questi tempi non è poco, vista la magra figura dell’Italia Under 19 agli scorsi Europei, con un secco 3-0 rifilatoci dalla Spagna. E che più in generale a livello giovanile non brilla, confermandosi lontana dalla vetta, avendo nel palmares solo un titolo e una finale di Europeo Under 19 disputata. Mentre Germania, Inghilterra e Spagna mostrano più intraprendenza quando si tratta di scommettere su volti nuovi, e i risultati sono poi confermati in occasioni delle grandi manifestazioni continentali.

I giovani vanno guidati, consigliati, formati. Né si può pretendere che non sbaglino, ma è quella loro verve incosciente che va sfruttata. E’l’entusiasmo di voler strafare che rappresenta quel qualcosa in più. Quel bagliore che squarcia grigiori, quel bagliore che Bob Dylan declinava così: «Essere giovani significa tenere aperto l’oblò della speranza anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro».

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