mercoledì 18 agosto 2010

La lettera di Frattini all'Europa e le vere anomalie italiane


Da Ffwebmagazine del 18/08/10

Per la serie facciamoci conoscere, orgogliosamente, di più. Il Giornale riferisce che il ministro degli Esteri Franco Frattini sembra intenzionato a recuperare una missiva piuttosto impegnativa, che illustra una posizione ufficiale del governo italiano. Per il piano di pace in Medio Oriente? - verrebbe da chiedersi. Sulla moschea a Ground Zero? A proposito del disastro ambientale nel golfo del Messico? O magari una posizione sul pericoloso trinomio Brasile-Turchia-Iran degli ultimi mesi? No, niente di tutto questo. Ma molto, molto di più.

Pare che il titolare della Farnesina, sempre secondo le informatissime ricostruzioni del Giornale, voglia riprendere una lettera che sarebbe dovuta partire con posta prioritaria già all’inizio 2010, rivolta ai ventisei ministri degli Esteri dell' Unione europea per informare le cancellerie degli stati membri di una peculiarità tutta italiana, sempre stando alla versione offerta dal quotidiano di famiglia del premier. Ovvero il fatto che da noi, Patria del diritto oltre che delle arti, “le inchieste giudiziarie sono soggette a un grave condizionamento politico”. Ohibò.

Sarebbe interessante conoscere, prima delle acute osservazioni presenti nella preziosa pergamena che a breve farà il suo ingresso negli studi dei ministri europei, su quali spunti processuali si basino tali condizionamenti. Se vi siano stati o meno cittadini innocenti condannati, o se qualcuno abbia manipolato colposamente intercettazioni e tabulati telefonici, o se siano stati pedinati senza motivo alcuni esponenti politici, o se siano stati confezionati falsi dossier sulle abitudini sessuali di questo o di quello, o se sugli stessi siano state avanzate indagini conoscitive sulla situazione patrimoniale in assenza di un reato o di un fascicolo processuale.

E sarebbe interessante almeno per due motivi. Innanzitutto perché, se fosse vero, il ministro Frattini non dovrebbe limitarsi a una lettera indirizzata ai colleghi di tutta Europa, ma dovrebbe fare molto di più. Rivolgendosi a organi di controllo giudiziario ben più rilevanti, persino all’Onu se vi fosse in pericolo la democrazia politica in Italia. Ma al momento non sembra intenzionato a farlo.

In secondo luogo, cosa potrebbero fare le cancellerie europee, una volta terminata la illuminante lettura? Disporre verifiche, inviando messi controllori? Se così fosse, gli ispettori si troverebbero di fronte a un panorama veramente singolare, con inchieste su elettrodomestici elevate al rango probatorio, o invocazioni di dossieraggio da parte di parlamentari della Repubblica, o campagne mediatiche ad hoc con sullo sfondo macroscopici conflitti di interessi. E poi che s’inventeranno per sminuire il lavoro degli ispettori europei? Diranno che anche loro sono condizionati politicamente, sotto l’occulta regia di qualche magistrato deviato?

Ecco la politica del corto circuito, quella che scollega i poli, che autolesionisticamente non fa ciò che deve. Senza domandarsi quali conseguenze porteranno tali discrepanze, quali opportunità andranno perse, quanto il nome dell’Italia subirà danni di immagine e di sostanza.

Forse un ministro degli Esteri, tra le altre cose, dovrebbe preoccuparsi, magari nei ritagli di tempo, di affrontare anche una serie di questioni maggiormente pregnanti per il paese. Come il fatto che la Germania per concedere il prestito ponte alla Grecia le abbia “consigliato” l’acquisto di due sommergibili; come il sorpasso dell’economia cinese su quella giapponese, con conseguente bilanciamento della politica commerciale italiana; come la tediosa dipendenza nostrana dalle fonti di energia non rinnovabili, facilmente bypassabile con un piano di green economy rapido e produttivo; come lo stato dei lavori dei due gasdotti transcontinentali, che dalla Russia porteranno il prezioso combustibile in Europa; come la politica dei respingimenti in mare non allineata ad alcuni aspetti umanitari. Di materiale ce n’è a sufficienza.

È chiaro, poi, che se la strategia della lettera sullo stato politico della giustizia italiana dovesse rientrare in un più ampio piano di intervento, per far conoscere all’Europa lo stato delle cose nel nostro paese (ad esempio, gettando luce su come si fa a espellere stalinisticamente presunti dissidenti o traditori dal partito che hanno cofondato), beh, allora c’è da sperare che la missiva venga letta dai destinatari quanto prima.

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