martedì 10 agosto 2010

Elogio della rete, dove la leggerezza è modificabile


Da Ffwebmagazine del 10/08/10


Diceva Miroslaw Balka: «La comprensione è un’esperienza di costruzione che ricomincia sempre da capo». Ovvero non è sufficiente giungere ad un punto fermo e, con il risultato acquisito in tasca, spegnere il cervello e affidarsi alla rendita di conoscenze. Ma serve sbirciare oltre, puntare al prossimo nodo, azzerare il certo e imbarcarsi in un altro viaggio di comprensione.Da dove passa il futuro della cultura? Certamente dai libri, e certamente da menti pronte al cambiamento e a nuovi strumenti. Come la rete, fino ad oggi per la verità bistrattata dalle nostre parti: sia dagli italiani ancora pigri circa un suo uso costante, sia dalle istituzioni ancora in ritardo tecnologico, quanto a provvedimenti su banda larga e internet mobile.

Quanti non hanno ancora consultato la rete per dettagli storici, curricula di personaggi ed esponenti passati e presenti, o semplicemente per avere conferme su date o eventi? C’è chi dice che le enciclopedie online non siano propriamente attendibili, nè filologicamente corrette. Manca un controllo, lamentano i puristi, troppa libertà e semplicità di inserimento. Perché troppo facili preda di manipolazioni, di esagerazioni o imprecisioni. Sì, ma proprio per questo anche intercambiabili contenutisticamente al proprio interno, pronte a fare un passo indietro e a farsi correggere. Non cementificate nei secoli, ma rapidamente mutabili e, così, attuali ed elastiche.

Interessante, anzi, doveroso, accostarvi una metafora politica. La rete è sinonimo di cultura nuova, futura, perché aperta a resettarsi se sbaglia o se si rende conto di aver prodotto qualche imprecisione. L’enciclopedia online è modificabile, mentre un libro no. Perché rimane prigioniero di ciò che è stato scritto e dato per acquisito, e nessuno lo confuta. Tutto in rete è leggero: sì, e allora? Ma mentre la leggerezza è trasformabile, migliorabile, il libro no. Meglio quindi un riscontro personale, collettivo e continuo, all’immobilità dell’immodificabile. Di pari passo va anche il pensiero individuale: chi pensa con cultura libraia è destinato ad un’esasperazione identitaria, poco avvezza al cambiamento, alla discussione, alla critica anche aspra ma efficace, perché veritiera in quanto fa luce sui nervi scoperti. Perché lo stantìo e il definitivo altro non fanno se non bloccare le masse in movimento. Semplicemente offrono lo spunto per non fare.

Il passo che andrebbe fatto, con serietà ma senza paura, è nella direzione di un’apertura intelligente alla modernità della rete, al momento sottostimata e sottoutilizzata in Italia. Quasi che inducesse timori, che spaventasse anche alcune elite. Che invece, in virtù del proprio stato, ne potrebbero essere diffusori determinanti. Tornando alla cultura, questo non significa che si faccia il tifo per la scomparsa dei libri o della carta, ci mancherebbe. Né che si consideri inattuale la filologia, l’approfondimento di cognizioni del passato, la rilettura di opere e scritti, le ristampe di libri di ieri. Rappresentano un incredibile bagaglio, non da portare come una zavorra immobile, ma funzionalmente alla comprensione del domani. Sta tutta qui la difficoltà di armonizzare sapere e rete. Ma perché, qualcuno pensava che fosse tanto semplice la fusione tecnologica e intellettuale del vecchio con il nuovo? Certamente no, magari però ci si sarebbe aspettato un po’più di collaborazione, di apertura, di coraggio.

Ha ragione lo storico della filosofia Tullio Gregory quando dice che la rete oggi è afflitta da alcuni problemi: l’impossibilità di controllare la moltitudine di dati che si diffondono a getto continuo, la manipolazione dell’opinione pubblica. Ma non sarebbe una risposta convincente scartarla a priori come strumento moderno e funzionale. Per questo è utile un suo rafforzamento, una verifica qualitativa, che non svilisca quel sottile ma pervasivo fruscìo di libertà che la caratterizza. E, accanto ad essa, un rafforzamento delle menti. Perché per quanta rete potrà essere disponibile e fruibile a tutti, se mancheranno occhi e neuroni aperti e disposti a sfruttarla non si potrà compiere il vero progresso scientifico-mentale del secolo.

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