venerdì 8 giugno 2012

Grecia al voto, tra spread, dracma e corruzione. Sarà il radicale Tsipras il “Leonida” d’Europa?

Un nuovo Leonida che fermi l’avanzata del nemico alle Termopili dello spread? Nessuno sa se il nome nuovo della politica greca, il 37enne Alexis Tsipras dato in ascesa nei sondaggi (primo partito al 30%), sarà o meno il salvatore della patria. Ma quantomeno il leader della coalizione radicale del Syriza (foto a destra dopo lo spoglio di un mese fa) rappresenta un motore di discontinuità intensa con la vecchia classe dirigente. La stessa che ha causato il quasi default ellenico, per via di prestiti scaduti, impegni non onorati e tante ma tante tangenti, così tante da far impallidire gli osservatori Ocse. In cima al suo programma elettorale quattro punti: la rinegoziazione del memorandum con la troika, firmato “al ribasso” dai capi di Pasok e Nea Democratia, il socialista Venizelos e il conservatore Samaras (su quattro euro che arrivano in Grecia, ben tre vengono restituiti in quanto interessi); un pubblico registro per gli appalti, per conoscere chi e come effettua opere pubbliche (la principale sacca di corruzione del paese); tasse per gli immobili della Chiesa (si pensi che i sacerdoti in Grecia ricevono lo stipendio dallo stato e non dalla curia); trasparenza negli azionisti, effettivi ed occulti, della Banca Nazionale di Grecia. Sì, proprio le banche sono uno degli snodi di questa faccenda, tanto brutta quanto intricata e con mille e più risvolti di cui ancora in pochi parlano. 

Come le commesse disposte dal governo di centrodestra guidato da Kostas Karamanlis nel 2004 (anno delle Olimpiadi ateniesi e del maxi scandalo tangentizio della tedesca Siemens) per l’acquisto di due sommergibili dalla tedesca Tyssen che, piccolo dettaglio, pendevano da un lato. E che rientra nella folle corsa agli armamenti che vede la Grecia ai primi posti in Europa. O come i fondi pensionistici che, si apprende proprio in questi giorni, risultano prosciugati perché liquidità necessarie a pagare gli interessi bancari dei maxi prestiti. O come la vergognosa notizia dei rimborsi per cento milioni di euro a favore dei partiti politici per il doppio turno elettorale, dello scorso 6 maggio e del prossimo 17 giugno. Quando gli elettori ellenici saranno chiamati nuovamente alle urne perché nessuno è riuscito responsabilmente un mese fa a comporre un esecutivo di emergenza. Che andasse oltre steccati e sigle e tentasse di chiudere quella voragine finanziaria, frutto di decenni di sprechi, di astuti speculatori che ancora stanno guadagnando da “quei” titoli spazzatura, di un sistema europeo in cancrena che si è accorto solo oggi delle sue falle. 

Crisi a quelle latitudini (e anche un po’ più a ovest, direzione coste italiane) fa sempre più rima con disoccupazione: nel solo mese di marzo in Grecia sono stati persi altri 25 mila occupati mentre con 21 mila disoccupati in più. Mentre il dato complessivo dei disoccupati tocca più di un milione: con il tasso che è ulteriormente salito al 21,9 per cento a marzo dal 21,4 per cento di febbraio. Ma Tsipras si porta dietro il pesante fardello di una classe dirigente ancora “troppo” comunista, con molti esponenti legati all’anti adesione alla Nato e all’imposizione fiscale di marca ideologica. Nonostante ciò viaggia con il vento in poppa, tra un’intervista alla Bbc e un comizio alla presenza di una pletora di ambasciatori in Grecia di trenta paesi, e non ha avuto timore a rispondere per le rime ad un Hollande che non lo ha ricevuto all’Eliseo. 

Di contro c’è un sistema che sta crollando, con i malati di cancro a cui lo stato non offre più cure, con cittadini che dichiarano di risparmiare proprio sulla salute. E con i politici che si prendono a schiaffi in tv, vedi la rissa di ieri tra un deputato nazionalista di Alba dorata e una collega del Kke. Voglia di sinistra, di destra, di centro, di grandi ammucchiate? No, in Grecia c’è solo voglia di tanta normalità.
 
Fonte: il futurista del 8/6/12
Twitter@FDepalo

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