sabato 9 giugno 2012

Perdete ogni speranza custodi del vecchio

 Ha scritto Alain de Benoist che «non bisogna cercare di ritornare all’origine, perché non si può tornare indietro. Non bisogna fare un ritorno, ma un ricorso all’origine». Nel senso che il bagaglio di ognuno è un qualcosa certamente da non dimenticare, ma da conservare nella scatola dei ricordi nascondendo anche la chiave. E non da tenere costantemente dinanzi agli occhi, come un marsupio ingombrante, prima di mettere ogni passo presente e futuro. Ecco dove invece i passatisti coatti investono tempo ed energie, puntando sulle paure e sui tormenti dell’oggi per riproporre “minestre riscaldate” di ieri, anche per una cronica mancanza di idee nuove. Troppo difficile spremersi le meningi per strutturare proposte innovative, o battere strade mai percorse prima. Troppo alto il rischio di smarrire il sentiero maestro. Troppo facile fare “flop”. Dev’essere così che si sentono quella pletora di non-innovatori che alle domande moderne, alle nuove questioni che la contingenza pone, semplicemente volgono lo sguardo al già fatto e da quel guazzabuglio di risposte già date, riciclano tutto o quasi. Un fenomeno sociale da baraccone, buono forse per quei comizi urlati e farneticanti con slogan alla “piove: governo ladro”. Altro che fantasia post moderna e figlia della rete, in questo paese c’è ancora chi usa il carbone e comunica con i piccioni viaggiatori.
Un esempio? Passi per l’ultima barzelletta arcoriana di stampare moneta in loco, o per restyling politici di nomi e di contenuti. Si prenda il movimento Io amo l’Italia dell’eurodeputato Magdi Cristiano Allam, che propone in vista delle politiche 2013 uno stipendio fisso per le mamme full time, la difesa dell’Italia dalla minaccia islamica, il riscatto della sovranità mone¬taria attraverso l’emissione di una nuova lira. Meglio fermarsi qui e non scorrere ancora il programma elettorale per evitare travasi di bile. Qui c’è ancora qualcuno che pensa alle ricette della nonna per soddisfare gli affamati di oggi, non comprendendo come le esigenze mutino, i parametri anche, al pari delle modalità di azione, e senza contare i fattori emozionali. 

Quando da Confindustria dicono che l’Italia è ai limiti della frustrazione lanciano un allarme che, tale, è da un decennio. Basterebbe analizzare lo stile di vita e professionale del cosiddetto popolo delle partite iva, loro veramente ai limiti di tutto. O spulciare i dati di nuclei familiari dove entrambi i partner sono in cassa integrazione, o la drammatica statistica dei padri divorziati, ridotti sul lastrico da difficoltà economiche mescolate ad “alimenti” da passare. L’Italia a brandelli non può essere certamente ricucita da chi ripropone il vecchio, o da chi si chiude a riccio con velleità protezionistiche anacronistiche. Ma serve baumaniamente pensare alla comunione, a una liquidità che si estende a tutti i componenti e non che salva un minuscolo gruppo di amici o di cricche. Il futuro è nelle mani di chi saprà mettere in comune tutto, debiti, paure, energie e spunti.
Panta rei, predicava Eraclito: tutto scorre. E a nulla serve temere il mare aperto e nulla può per natura essere uguale alla frazione di secondo passata. Quando lo capiranno quelli che nel belpaese muovono i fili?

Fonte: il futurista quotidiano del 9/6/12
Twitter@FDepalo

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