martedì 5 giugno 2012

Il piano salva euro c'è e inizia oggi

 Mentre Bruxelles si affretta a smentire l’esistenza di un piano segreto per salvare l’euro e l’Unione (ammettendone, quindi, la veridicità ovvia, visti i tempi) oggi ci sarà il primo passo del cosiddetto “sos bank”. Ovvero il vertice della Commissione europea per il regime comune di risoluzione delle banche. In altri termini, una sorta di camera di decompressione per gestire eventuali fallimenti di istituti bancari continentali, quindi greci, spagnoli e ciprioti. E in maniera più o meno controllata. Ciò che propone la Cancelliera Merkel, il controllo europeo sulle banche, potrebbe però non essere sufficiente, ormai i buoi sono già scappati dal recinto e chiuderlo affrettatamente adesso non risolverebbe quelle criticità che, intatte, potrebbero ripresentarsi già domani, come rilevato tra l’altro sul Sole 24 Ore da Helmut Schmidt (nel senso di lasciar perdere i tatticismi di partito, e invitando Berlino ad essere più solidale). 

Un panorama che come ampiamente prevedibile ha provocato la delusione di Barack Obama di cui tutti i media hanno dato conto ieri e mentre Piazza Affari rallenta la sua marcia al giro di boa in attesa dell’esito del G7 (dopo un avvio promettente l’indice Ftse Mib segna ora un modesto +0,08%). Semmai quel controllo dovrebbe essere fatto innanzitutto sui fondi europei, a chi vengono destinati, come e quando vengono spesi; su come strutturare una “comunione” continentale del debito, per evitare il contagio ellenico che in parte si è già esteso a Spagna e Cipro (Portogallo e Italia potrebbero essere le prossime?). E intrecciando queste riforme basilari per l’Ue con lo strumento dei titoli europei per stimolare il mercato e allontanare le sabbie mobili della crisi, anche solo per il tempo necessario alla ristrutturazione vera dell’Ue. Ad esempio, il Piano Passera per la crescita, che dovrebbe essere approvato domani in cdm, e che contempla l’approvazione di due decreti legge per attivare un pacchetto di misure capaci di stimolare investimenti ed occupazione (incentivi alle imprese, ai settori strategici, al Mezzogiorno, crediti di imposta) potrebbe essere il metro da adottare anche in sede europea.

Argomenti che saranno al centro di due summit internazionali destinati a lasciare il segno, il G20 sulla crescita a Los Cabos in Messico, ma soprattutto il Consiglio europeo del 28 giugno a Bruxelles. Quest’ultimo è considerato un vero e proprio muro oltre il quale o si salveranno le sorti del continente o si imboccherà la discesa decisiva verso la rottura dell’eurozona. Proprio il premier italiano reciterà un ruolo di primo piano, ospitando il 22 giugno a Roma il vertice a 4 (assieme a Merkel, Hollande, Rajoy), e soprattutto caldeggiando una richiesta informale del presidente degli Stati Uniti: allargare il modello della conference call dello scorso 30 maggio (tra Obama, Monti, Hollande e Merkel) ai Grandi dell’Europa e gli Usa proprio a cavallo tra il 22 e il 28 giugno.

Ma la ricetta Merkel (in foto a sinistra in visita da Putin) ha delle falle: perché al rigore e allo sviluppo (nessuno ha ancora detto come oggettivizzarli nei paesi Pigs) che sono imprescindibili solo se applicati insieme, non si può che affiancare anche una massiccia dose di buon senso. Chi ha rubato, chi continua a farlo (semplici cittadini, ministri o premier che siano non conta), chi ha truccato i conti, non può farla franca. Si pensi al solo dato elvetico, i cui forzieri custodiscono più di 300 miliardi di euro “greci”: ben più del debito stimato ellenico, senza che nessuno abbia rivolto lo sguardo a quei cantoni per chiedere giustizia. Mentre ad Atene aumenta il numero dei senza tetto, i partiti si “di-stribuiscono” altri milioni di euro in rimborsi elettorali e i malati di cancro senza copertura sanitaria pagano di tasca propria cure costosissime: perché lo stato non ha più un euro, nè una dracma.

Fonte: il futurista quotidiano del 6/6/12
Twitter@FDepalo

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