venerdì 8 giugno 2012

La minaccia di Alba dorata e il potere persistente della tv


Ha scritto Pindaro che "c´è una misura in ogni cosa, tutto sta nel capirlo". Ovvero farsi interpreti di convinzioni basilari, utili e imprescindibili alla sopravvivenza. La comunicazione invasiva della televisione, nonostante l´avanzata mondiale dei social network, rappresenta ancora un "muro" invalicabile: sia nell´immaginario collettivo, sia nella percezione anomala del singolo fruitore. Che nutre ancora una riverenza ossessiva nei confronti di quella scatola che oggi tale non è, ma ha le sembianze di una tavoletta di cioccolata, sottile e larga quanto un enorme quadro.

Il potere televisivo persiste, integro, anche in politica, dove non si sgomita solo per partecipare o meno a quella o a questa finestra sul parlamento o alle solite strisce di approfondimento. Ma si sgomita, anzi, ci si scazzotta, nel vero senso della parola. Le immagini della rissa in Grecia tra il deputato di Alba dorata e una collega comunista del Kke hanno fatto il giro del mondo: roba da far impallidire anche un personaggio effervescente come Vittorio Sgarbi. Ma non è finita lì: perché oltre al mandato di cattura spiccato dal procuratore generale di Atene contro il portavoce del partito nazionalista di Chrisì Avghì, c´è da registrare la minaccia-promessa dello stesso movimento che un mese fa, con il 7%, è entrato in parlamento per la prima volta dopo 40 anni. Ovvero: "Circonderemo gli studi televisivi dove si fanno i dibattiti politici con 10mila sostenitori di Alba dorata". Il motivo? Se non verranno invitati nei programmi tv, dopo la rissa di ieri.

All´assurdità di una condotta violenta, in risposta all´altrettanto becera provocazione della deputata comunista in studio, l´intero sistema avrebbe dovuto fermarsi. Bloccando la campagna elettorale, con cittadini in piazza per dire basta. E non solo indignarsi a parole con fiumi di comunicati stampa dal sapore "scaduto". Perché il marcio non sta solo in quel volgare cazzotto, peggio di mille insulti. Ma anche nella dipendenza misera e allucinogena dal mezzo televisivo, dalla sua mortificazione sull´altare del protagonismo e della rabbia ideologica, senza contare la contingenza in cui si è svolto quell´episodio.

La Grecia tecnicamente fallita, dove, altra macro assurdità, non si arrestano gli amministratori che hanno truccato i conti, che hanno svenduto il paese alle banche di tutto il mondo, che hanno consentito a 300 miliardi di euro greci di trovare "riparo" al calduccio dei cantoni svizzeri, che hanno costretto migliaia di malati di cancro a pagare di tasca propria costosissime cure (perché lo stato non aveva più un euro, o una dracma, per i medicinali). E poi si vuole arrestare (ben inteso, giustamente) il deputato pazzerello che ha inscenato un ring da boxe in uno studio televisivo.

Eccolo il caos che, spettrale come Caronte al comando della sua barca, fa capolino in un´Europa non solo azzoppata dallo spread, ma soprattutto dal suo profondo disagio sociale.
Aveva dunque ragione William Beveridge ne "La libertà solidale", quando affermava che "un periodo rivoluzionario nella storia del mondo è il momento più opportuno per fare cambiamenti radicali, invece di semplici rattoppi".

Fonte: Formiche del 8/6/12
Twitter @FDePalo

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