martedì 17 aprile 2012

Lotta dura alla corruzione: no al “mercato delle vacche”


I passi indietro? Apprezzabili ma non sufficienti ad estirpare la zizzania della corruzione. Per combattere la quale serve un'azione decisa, lontana dai baruffe fazionistiche, commi ed emendamenti. E con l'obiettivo di pene severe, come una prescrizione lunga e l'interdizione dai pubblici uffici. La lotta alla corruzione passa per l'imperativo di tempi rapidi e di misure efficaci, per due ragioni. Non solo di merito, per scrostare dall'immagine del paese quella patina (che patina non è, ma purtroppo corazza spessa due dita) di inaffidabilità del paese, delle sue infrastrutture amministrative precarie e quindi facilmente “attaccabili” da condotte criminali. Quanto per impedire che un sistema di potere si identifichi con una sola persona, con il rischio elevato di condizionamenti, conflitti, e mitili accettati in dono con troppa leggerezza. E soprattutto senza rivoltare la sabbia per impedire di fare chiarezza. Lo ha ribadito Antonio Polito sul Corriere della Sera a proposito del doppio caso dei governatore di Lombardia e Puglia Formigoni e Vendola: l'ostinazione a minimizzare autorizza il sospetto che il “Celeste” abbia esaurito la propria spinta propulsiva e punti ormai solo a sopravvivere.

Un passaggio che è visibile nell'emendamento depositato dal ministro della giustizia Severino al ddl anticorruzione che per sua stessa ammissione tiene conto del confronto di idee svoltosi nel corso degli incontri bilaterali con le forze politiche e in attesa che il dibattito parlamentare entri nel vivo. Aumenta a cinque anni la pena massima del reato di corruzione per l'esercizio della funzione: ecco un primo passo significativo. La scelta alla base della proposta, ha tenuto a precisare il Guardasigilli è quella di costruire attraverso «il dialogo l'ossatura portante dei tre interventi normativi, in modo da delineare una struttura dotata di coerenza e logica interna anche sotto il profilo della misura delle pene». E conferma: sul ddl anti-corruzione «abbiamo rispettato la tempistica su cui c'eravamo impegnati con i presidente delle commissioni parlamentari». Ha anche apprezzato il grande senso di responsabilità di tutte le parti: «Su tutti i tre temi sono state individuate soluzioni caratterizzate da una logica intrinseca ed equilibrata su cui si concentrerà il dibattito parlamentare, di contribuire alla stesura definitiva dei provvedimenti», ha spiegato. Aggiungendo che «la contestualità nella discussione dei tre temi non è stata intesa da alcuna delle rappresentanze politiche presenti al tavolo come contemporaneità dell'iter parlamentare, che non dipende dal governo, ma dalle decisioni inerenti la calendarizzazione, su cui spetta alle forze politiche accordarsi». anche se al momento resterebbe aperta rimarrebbe la questione delle pene da associare ad ogni specifico reato.

Bene questo primo step, dunque, anche se serve proseguire con rigidità sull'altro versante della questione, quello della cultura della legalità, da seminare diffusamente. Una possibile idea? “Liberalizzare” le amministrazioni, puntando su cabine di regia a cui possano accedere una molteplicità di individui, non solo la pletora di feudatari che fanno riferimento al ras di turno, per aprire di fatto il mercato della cosa pubblica. E punendo chi sbaglia.

Fonte: il futurista quotidiano del 18/04/12
Twitter@FDepalo

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