domenica 1 aprile 2012

Cari musei, uscite…dai musei

Cari musei, uscite…dai musei La cultura, adesso, sia per tutti Venerdì sera spritz? Sì, ma non nel privè bensì al museo. Il Louvre è il primo museo al mondo per visite, quindi non avrebbe bisogno di altri artifizi. Eppure per incrementare il numero degli utenti e anche per “spingere” verso una cultura dal basso, ecco i venerdì dedicati agli under 30. Con il risultato che i visitatori, anche in tempi di crisi, aumentano. Con la cultura si può (e si deve) “mangiare”, anche se qualcuno, tra soloni dell’economia non più tali ed ex ministri distratti, non la pensa proprio così. E allora perché i musei italiani non tentano una volta per tutte di uscire…dai musei? Scrostandosi di dosso quella patina burocratica e ingessata, restituendo ai cittadini, ma forse prima a se stessi, la voglia di cultura. Pura, semplice e per tutti. Senza assurdi veteroideologismi. In questo senso un esperimento in passato è stato fatto al Museo Madre di Napoli, con l’espediente di un cocktail organizzato all’intero della struttura, il cui ticket valeva il giorno dopo come ingresso gratuito al museo. Ecco il pertugio che si apre, invitante, e che andrebbe sostenuto con maggiore convinzione. Perché in fondo alla meta l’obiettivo (succoso) sarebbe duplice: ri-educare i cittadini, giovani e non, alla cultura, che sia museo o auditorium non conta, l’importante è abbeverarsi a quella fonte (si veda l’entusiasmo delle Giornate Fai). E in secondo luogo innescare un meccanismo virtuoso in termini di incassi. Guadagnare con la cultura si può, come lo stesso direttore del Louvre Henry Loyrette confessa a Repubblica. Buone notizie vengono dal governo, che ha stanziato alcuni milioni per rimettere in piedi i Bronzi di Riace e altri musei in affanno. Ma il punto è che sarebbe utile stimolare un dibattito serio e scevro da pregiudizi sull’opportunità di investire in luoghi simbolo della storia, anche guardando a due esempi: Roma e Atene. Nella Capitale il caso Colosseo dovrebbe fare scuola, già da decenni bisognava pensare a far cassa (ristrutturazione compresa) senza metterne a rischio la sicurezza. Mentre da poco si apprende che il Partenone viene affittato a 1600 euro al giorno, visti i tempi di crisi. «No, non è giusto – commenta controcorrente al futurista Angelo Saracini, architetto italiano residente in Grecia ormai da 35 anni - Pochi hanno capito che l'affitto (e la vendita del paese) è stabilito nel memorandum tra Governo, esecutore materiale e la Troika: e tutto contro la Costituzione greca. Proprio questo è il punto, si potrebbe fare fruttare la cultura greca con dei programmi di sviluppo turistico-culturali e in collaborazione con tutta l'area del Mediterraneo, ma in questo momento nessun politico è capace di vedere più lontano del proprio naso, preso dalla paura del fallimento di uno stato». Al di là del caso Grecia, complicato e unico per una miriade di ragioni, la contingenza della ristrettezza economica potrebbe essere l’opportunità per rimettere in moto i neuroni. E studiare progetti alternativi per attrarre nuovi utenti, invogliando perché no le scolaresche ad un più costante approccio ai siti storico-culturali del territorio di appartenenza, senza svilire il meraviglioso patrimonio italiano. Costruendovi su una vera e propria impalcatura professionale come nel libro-saggio La Piramide s’abbassa di Dimitri Coromilas (Armando Siciliano Editore), una sorta di solare ramanzina, a volte forte, a volte sottintesa, che bacchetta tutti coloro che non vogliono comprendere che la salvezza finanziaria dell’Italia si trovi nella sua impareggiabile cultura ed esclusivamente in essa. Avviando finalmente quell’industria culturale che, un assurdo mondiale, stenta a decollare proprio in un paese come il nostro. Fonte: il futurista quotidiano del 30/03/12 Twitter@FDepalo

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