domenica 1 aprile 2012

Uno stato distratto

Ha scritto Giovanni Falcone che gli uomini «passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini». Perché certi impulsi non possono essere messi da parte solo dal tempo che passa o dalle azioni (violente) che ne vorrebbero allontanare efficacia e dedizione. Ma come impedire che, tra quelle idee e i cittadini, si venga a creare un altro solco, pericoloso, dannoso, fuorviante? Non un altro rigurgito di odio materiale, ma peggio una sorta di gas soporifero che annebbia le menti e narcotizza risposte e proposte. Perché fa passare sotto silenzio colposo fattie derive, relega con un "non fa nulla" atteggiamenti su cui, invece, non si dovrebbe transigere. Mai. Uno Stato distratto? Sì, molto. Che si ritrova nitido in quel sistema caratterizzato da falle emotive imbarazzanti. I volantini delle Brigate Rosse venduti all'asta come se fossero uno di quei quadri di cui fare sfoggio in certe serate cafone. Dove l'obiettivo è duplice: azzannare il buffet ed esternare conquiste materiali. Per carità, legittimo, ma non con quei pezzi di carta, che carta semplice non sono, ma che bruciano ancora e grondano sangue, nelle anime dei parenti delle vittime e di molti italiani che hanno ancora la forza di indignarsi. Uno stato distratto? Sì. Che non ha pensato, magari, tra mille e più celebrazioni, di dedicare uno spazio a chi ha pagato con la vita una lotta senza quartiere e con mille e più nemici, anche tra le fila di chi si professava amico. Che non andrebbero solo incensati nelle ricorrenze temporali, con mazzi di fiori e fiumi di parole, con lapidi e intitolazione distrade o piazze. Ma omaggiati nel più profondo dell'animo, con gestiveri per eroi veri. Uno Stato distratto? Sì, perché il ricordo non deve essere un qualcosa di cui fare a meno, o uno scomodo fardello sulla via della modernità. Ma prezioso bagaglio, semplicemente perché reale e accaduto. Certo, in molte fasi anche di cui vergognarsi, per come uomini e statisti sono stati tramutati in carne da macello, senza poi troppi scrupoli. Sulla spinta violenta dianni e altri uomini violenti. Uno Stato distratto? Sì. Tale quando, ad esempio, in un colpo solo delegittima il lavoro di chi non c'è più per difendersi, o fa di tutta un'erba un fascio. Con tonnellate di qualunquismo e la demagogia a fare da scomoda cornice per un panorama raccapricciante. Uno stato distratto? Sì, per la sciatteria morale di un'infrastruttura sociopolitica che accusa un'evidente crisi del racconto, dove reperti e ricordi fanno paura. Come se si fosse in qualche modo allergici al confronto e alla costruzione di una memoria condivisa. Una volta per tutte. Fonte: Formiche del 30/03/12

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