venerdì 23 novembre 2012

Cosa si cela dietro lo stallo dell´Eurogruppo sulla Grecia

Uno stallo che non solo rimanda di una settimana la decisione sul nuovo prestito ponte da 44 miliardi di euro per impedire un fallimento tecnicamente già avvenuto, ma che segna il perimetro ideale di due strategie politiche contrapposte. Con al centro i riverberi delicatissimi per l´eurozona e un Paese intero, la Grecia, schiacciato dal dubbio di essersi sacrificato a vuoto.  Il nulla di fatto dell´Eurogruppo di ieri con la promessa di rimandare la decisione al 26 novembre, cela le diversità di vedute tra Stati Uniti ed Europa su come gestire la crisi, non solo ellenica, quanto della moneta unica. Da un lato la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde che, fiancheggiata da Barack Obama fresco di rielezione, vorrebbe chiudere definitivamente i conti con il rischio contagio. E quantificare con certezza matematica i parametri del deficit greco, che in assenza di misure correttive e dopo il sesto anno di recessione consecutiva, secondo i report dell´Fmi raggiungerà il 144% nel 2020 e il 133% nel 2022.

Dall´altro la strategia del quasi accordo, (con un´accelerazione nelle ore successive alla visita ad Atene della cancelliera) che però non si trasforma in un "sì" ufficiale da parte di Frau Angela, che in molti ormai danno come già proiettata alle elezioni tedesche del settembre 2013, quindi timorosa che il dossier Grecia possa condizionarne in qualche modo la performance elettorale.  Al netto di valutazioni ed analisi spicca la mancata consapevolezza da parte degli attori in scena che per sanare il buco della damigiana "Grecia", affetta da una voragine strutturale senza precedenti, non saranno sufficienti né altri prestiti ponte né misure provvedimenti a medio termine, ma si rende urgente una strategia di lungo respiro che coinvolga l´intero continente. Che pesi attentamente cause ed effetti, che non si limiti alla prossima consultazione elettorale o alla contingenza di bond o di titoli in scadenza. Ma ridistribuisca competenze e risorse, senza la volontà prevaricatrice di uno sugli altri.

Anche per prevenire la fibrillazione sociale che, ad esempio ad Atene, ha portato il partito neonazista di Alba dorata, dal 7% delle scorse elezioni di maggio, al 15% di gradimento secondo un sondaggio diffuso ieri, di fatto terza forza politica del Paese dietro i radicali del Syriza e i conservatori al governo di Nea Dimokratia. Ma ecco il "nein" dell´Eurogruppo che produce, come evidenzia con insistenza la Frankfurter Allgemeine Zeitung, una certezza: quella del denaro che semplicemente non c´è più. "Il Fmi non vuole procedere - scrive Patrick Bernau - perché ha paura per i suoi soldi". Figurarsi Atene.

Fonte: Formiche del 22/11/12
Twitter@FDepalo

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