martedì 27 novembre 2012

Nella frattura delle primarie Pd, il seme della nuova partecipazione


Bersani, né Renzi (almeno per questa settimana). Lo sconfitto numero uno delle primarie del Pd è l'antipolitica. Quel germe che sull'onda di un moto di insoddisfazione produce il caos mentale. Che tende a fare, come un antibiotico, tabula rasa di tutto. E solo perché qualcosa, o più di qualcosa, non ha funzionato a dovere. Mortificando, invece, le famose energie positive e pulite che, da sempre invocate da entrambe le curve, ma troppo spesso  rimaste lettera morta. 

Al di là di chi indosserà la corona di alloro del vincitore il prossimo 2 dicembre, quando andrà in scena il ballottaggio tra il “ragazzotto” e il segretario del Pd, queste primarie hanno segnato una frattura, che va individuata, metabolizzata e non relegata a episodio. Al fine di poterla interpretare e da lì ricostruire il senso di partecipazione civile che i cittadini nutrono. Altro che nausea della politica e partito dell'astensione che si ingrossa a dismisura, le urne piddì hanno dimostrato come, in presenza di stimoli adeguati e non “di pancia”, (su cui ovviamente restano diverse e differenti sensibilità) gli elettori tornano ad avvicinarsi a comizi e scelte, a occasioni di “agorà” e scambi, anche accesi, di vedute e linee propositive. Quello slancio a costruire il profilo del candidato di una coalizione del paese è la risposta al sentimento di sdegno distruttivo, a una mentalità da “vaffa” permanente, a chi nuota in un mare di ipocrisie e un attimo dopo non costruisce nulla se non il crack da cui nasce solo altro “kaos”, senza il necessario “kosmos”. 
Le file ai gazebo incarnano quelle coordinate geopolitiche di un popolo che non vuol essere passivo. Che è mosso da una nuova animosità, che pensa di poter contare qualcosa, che si sente in qualche modo attaccato a un progetto o che si avvicina a un'esperienza mai toccata con mano prima. 

Che si contrappone al cappio di Grillo, ma anche a un Pdl che nel suo dna non ha mai avuto una presenza realmente democratica. Per questo l'annullamento delle primarie fra gli azzurri è la logica conseguenza di una visione cesaristica che semplicemente, anche fra quegli elettori, non fa più presa. Ma sulla cima più alta del podio ecco che da ieri è salita la Partecipazione: come scrive il filosofo francese Jacques Rancière in Dieci tesi per la politica, essa non è l’esercizio del potere, ma modo di agire specifico messo in atto da un soggetto con una razionalità propria. Ed è proprio la relazione politica che consente di pensare il soggetto politico e non il contrario. Ricordando che la felicità è libertà e la libertà è coraggio. Un nuovo vocabolario della politica, quindi, è possibile. E quando si chiede società civile e cittadinanza attiva ecco che il pensiero corre alle file ai gazebo e alla voglia di comunione, di non delegare sempre e comunque ad altri, ma di essere lì, in quel luogo dove si sceglie, si decide, si affida il compito a un qualcuno.

Fonte: Italiani quotidiano del 27/11/12
Twitter@FDepalo

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