giovedì 29 novembre 2012

Lo “scalatore che veniva dal mare”: la storia di Marco Pantani a teatro


14 febbraio 2004. Marco Pantani viene ritrovato senza vita in un residence di Rimini. Lì, in quella coreografia di solitudine, prende forma il ritratto di una persona ne “Pantani”, lo spettacolo di Marco Martinelli sul ciclista romagnolo, in scena fino al 2 dicembre al Teatro Rasi di Ravenna. Una performances teatrale realizzata a quattro mani, con la collaborazione di Ermanna Montanari direttrice artistica del Festival di Santarcangelo. 

Quella dello “scalatore che veniva dal mare” , è la storia di adulatori e adulati, di un mondo di cartapesta che ha il suo epilogo in una morte e in tanti, troppi misteri. Ma la scrittura di Marco Martinelli trapassa la figura di Marco Pantani per affrescare «tutta la complessità di un'epoca al tempo stesso sublime e crudele che si esercita senza pudore». Il risultato è una vera e propria veglia funebre, ma sulla scorta di quelle fatte millenni fa, dove l'anima dell'eroe era di fatto portatrice sana di orgoglio e temperamento. Il tutto accompagnato da una suggestione greca, comune denominatore nel testo (ripartito in trentaquattro capitoli come i suoi anni di vita) e soprattutto nella messa in scena. Dove si assiste a un Marco Pantani che appare come Polinice, ovvero sepolto fuori dalle mura con l'epigrafe “era un bugiardo, un dopato”. E ancora, il rito della memoria, con coloro che non si rassegnano a una damnatio memoria ma puntano al giusto riconoscimento per Marco. Un viaggio, quindi, dove i partecipanti hanno il volto dei genitori di Marco, Tonina e Paolo, desiderosi di qualche altra verità. Degli amici, quelli veri, che lo hanno seguito e applaudito anche quando non era in sella a quella bicicletta e non indossava maglie gialle o rosa, ma era un ragazzo normale, dalla pelle bruciata dal sole e dal sorriso grande. E ancora, un bandito che dice la verità, un  ministro che dice menzogne. Il regista della Compagnia delle Albe, dopo aver portato in tutta Italia la sua Eresia della felicità, indossa i panni del drammaturgo e, divenuto nel frattempo inchiestista, si mette a scartavetrare le mille e più nebbie di questo mistero tutto italiano. Che ha appassionato milioni di cittadini. 

Ma chi era Pantani? Non lo scontroso e scorbutico che molti suoi “colleghi” corridori definivano così, ma un ragazzo solare: umano, inclusivo che stupiva per le risposte. Come quella rifilata a  Gianni Mura che gli chiedeva come facesse ad essere così tonico in salita. E lui replicò: «Per abbreviare la mia agonia». Più volte lo stesso regista ha sottolineato come Marco sia la plastica raffigurazione di un paese dove a pagare il conto siano sempre e solo i capri espiatori. Madonna di Campiglio, Tour de France ma anche in una narrazione da flashback l'allora ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri, che quarantottore dopo la morte del ciclista disse che era morto un uomo che non era un simbolo dello sport, perché aveva avuto squalifiche per doping. Cosa che non si è mai verificata, dal momento che quella di Madonna di Campiglio non era una squalifica per doping, ma servì far passare quel messaggio. 
Ma ci sono anche altri personaggi che si intrecciano alla rappresentazione. Come Renato Vallanzasca. In carcere alcuni camorristi scommettevano sulla sconfitta di Pantani, nonostante avesse tutti i pronostici a favore, e Vallanzasca chiedeva loro il perché di quella scelta. La risposta? Del tipo, “tu non ti preoccupare, tanto quello lì a Milano non ci arriva”. Un passaggio che, tra l'altro, è al centro della stessa autobiografia del bandito milanese che fu pubblicata novanta giorni dopo la morte di Pantani. O come l'Inquieto, ovvero una controfigura che il regista ha inteso affiancare al Philippe Brunel che con il suo libro Gli ultimi giorni di Marco Pantani (Rizzoli) ha di fatto riaperto il caso alcuni anni dopo. Tutti a teatro, dunque, perché lì, su quella scena e dietro quelle quinte, rivive la pedalata sorridente del pirata riminese. Uno vero, insomma, che ha pagato un conto forse non suo.

Fonte: Italiani quotidiano del 29/11/12
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