domenica 21 giugno 2009

«Il Parlamento alimenti il senso civico»

da Ffwebmagazine del 19/06/09

«Accanto al tradizionale ruolo di un Parlamento che legiferi, iniziamo a pensare anche a una funzione pedagogica, che sia educativa al senso civico». È la proposta con cui il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiuso il suo intervento al seminario intitolato “Il futuro del parlamentarismo in Italia e in Germania” organizzato nel parlamentino del Cnel, dalle fondazioni Farefuturo e Konrad Adenauer, alla presenza di Antonio Marzano Presidente del Cnel, di Adolfo Urso segretario generale di Farefuturo, Wilhelm Staudacher, direttore della fondazione Adenauer, Norbert Lammert presidente del Bundestag. E di quattro illustri docenti universitari (Paolo Armaroli dell'università di Genova, Ulrich Karpen dell'università di Amburgo, Andrea Manzella direttore del centro studi sul parlamento alla Luiss, Hans Jorg Hennecke dell'università di Kiel) che, coordinati da Agostino Carrino, hanno offerto una panoramica storico-giuridica sul significato del parlamentarismo.

Le sfide future, dettate dalle nuove contingenze e da nuovi tecnicismi che mirano a un ammodernamento progressivo delle istituzioni, non possono essere affrontate con strumenti non all'altezza. Secondo Fini occorre una democrazia forte e rappresentativa, che sia più capace di decidere. Inoltre l'equazione tra governo e parlamento dovrebbe apparire piùsignificativa. La forza delle istituzioni sta nelle decisioni giuste e nelle giuste condizioni in cui prenderle, «ovviamente con il più ampio consenso possibile dei cittadini».
Mobilitare le coscienze potrebbe essere il modo del Parlamento per non svilirsi a interprete marginale. A seconda dei modelli diversi di Stato, ha proseguito Fini nella sua analisi, i modi dei Parlamenti si modificano, quindi sarebbe auspicabile una discussione non astratta ma assolutamente concreta sul tema.

Che il Parlamento condivida le decisioni del governo, dunque, con lo strettissimo filo conduttore della fiducia, senza ridurne il campo di azione, ma al contempo innescando un continuum tra esecutivo e maggioranza parlamentare. Quattro le linee di sviluppo individuate dal presidente della Camera: rapporti più fluidi e funzionali tra parlamenti nazionali e Parlamento europeo; azione più incisiva per la qualità della legislazione; controllo parlamentare che non freni il governo ma che renda trasparente la sua azione; diffusione cognitiva dell'azione, contro le derive antiparlamentari.

È accaduto in passato che il bipolarismo abbia visto forze politiche a volte tendenti a riscrivere le norme giuridiche a proprio piacimento, ha osservato Fini, «non voglio negare che le leggi debbano essere modificabili, ma il nostro dettato costituzionale non dovrà in nessun caso sviare dal radicamento nell'ordinamento». Ma perché in Italia la qualità della legislatura stenta a produrre frutti? Il problema sta nel frequente ridimensionamento del Parlamento, a vantaggio di più poteri per il governo. Quest'ultimo, nella sovraesposizione della sua centralità non dovrà mai emarginare le funzioni parlamentari. Fondamentale altresì è la funzione di controllo che il Parlamento deve assicurare, al fine non di rallentare decisioni e provvedimenti ma di affrontarli al meglio, correggendo eventuali sbavature e proponendo soluzioni alternative.

«Garantire il diritto di parola all'altro - ha completato Fini - può sembrare una banalità, ma non lo è affatto, in una società che trascura termini come dialogo e confronto». Per questo potrebbe essere estremamente utile una rivisitazione delle funzioni del Parlamento, proprio partendo da una chiave di lettura pedagogica, riprendendo un concetto ottocentesco, che incarna egregiamente il ruolo antico dell'istituzione stessa. Un lavoro sotterraneo nelle culture, nelle menti dei cittadini, per allietare le loro coscienze con quel senso civico che investe sul bene comune, su un risultato in prospettiva, riassunto nel patriottismo costituzionale richiamato recentemente dal capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Il riferimento a più voci all'interno di un'unica melodia europea è stato approfondito da Norbert Lammert, presidente del Bundestag che ha puntato la sua attenzione sull'esigenza di un rinnovato rapporto tra parlamenti nazionali e quello europeo. Si tratta di una questione che merita maggiori iniziative a sostegno, dal momento che il ruolo dei parlamenti nazionali, ha sottolineato «è quello di accompagnare le iniziative del Parlamento europeo in un'ottica di proficua collaborazione e non per delegare astrattamente competenze e decisioni. Questa è la sfida che siamo chiamati a raccogliere: all'interno di un'Europa allargata, nei prossimi anni dovremo collegare concretamente le voci di tutti i nuovi stati, sotto il comune denominatore dell'interesse europeo. E non per una mera questione estetica - ha concluso - ma per ottenere una melodia che sia rilevante politicamente».

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