sabato 27 giugno 2009

"LE PERSONE E LE IDEE PRIMA DELLE ORGANIZZAZIONI"

Da Ffwebmagazine del 27/06/09

«Per fare politica su obiettivi veri è necessario prima discuterne, disponendo in seguito di strumenti e progetti cosiddetti aperti e soprattutto recuperando il filo diretto con il candidato, dal momento che oggi i due maggiori partiti italiani sono sostanzialmente chiusi». L’analisi è di Marco Cappato, già eurodeputato radicale, attualmente segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, oltre che fondatore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, che propone un welfare diverso, innovativo, che «sia universalistico», da realizzare anche convergendo con altri orizzonti politici, all’insegna prima di tutto dei programmi.

D.Che quadro politico appare oggi agli occhi di un osservatore straniero che per la prima volta si trova a mettere piede in Italia?
R.I due maggiori contenitori politici, Pd e Pdl, attualmente non sono partiti democratici, funzionano con la cooptazione delle classi dirigenti e con un vecchio sistema delle appartenenze esclusive, delle espulsioni e dei meccanismi della partitocrazia. Naturalmente non è sufficiente parlare delle regole dei partiti, esiste anche la questione delle regole delle istituzioni: è fondamentale che si recuperi il rapporto tra i cittadini e la persona, il candidato, il rappresentante del collegio. Il rapporto tra elettore ed eletto è sostanzialmente tagliato.

D.Una soluzione potrebbe essere il ritorno alle preferenze?
R.Preferirei parlare di collegio uninominale, come il sistema americano: questa è la nostra prospettiva istituzionale, anzi vorremmo anche dare vita ad una grande lega americana per il sistema maggioritario.

D.Ma accanto a queste, vi sono anche una serie di questioni di merito sulle quali avete preso posizioni nette.
R.Lo scenario è quello transnazionale, come il superamento della sovranità assoluta degli stati nazionali: vale per il Tibet e per la nostra Europa. La vera prospettiva radicalmente federalista europea, il manifesto di Ventotene per intenderci, che rappresenta anche la dimensione oggi che consenta il lancio di un welfare universalistico, che preveda il sussidio di disoccupazione e il reddito di cittadinanza, non come accade oggi in Italia con un welfare riservato solo ai soggetti garantiti. Oltre alla riqualificazione in chiave ambientale del sistema produttivo.

D.Ovvero iniziare un nuovo corso di riforme: ma non è lo stesso proposito che viene portato avanti da anni, senza poi essere tradotto realmente in fatti?
R.Io dico, chiudiamo la pagina del sessantennio della partitocrazia, del corporativismo per aprire una stagione dei partiti all’americana che siano realmente al servizio delle esigenze degli elettori. Ovviamente questo non è un discorso limitato al campo del centrosinistra, ma credo che ci sia sempre più la consapevolezza anche a destra che l’attuale situazione sia bloccata sul piano delle riforme. Senza una riforma in chiave antipartitocratica dei partiti non si va avanti.

D.L’Assemblea dei Mille cosa ha significato?
R.Le persone e le idee vengono prima delle organizzazioni, questo è lo spirito che ha caratterizzato l’Assemblea dei Mille di Chianciano Terme dello scorso fine settimana. Il nostro intento non è far uscire fuori necessariamente “la” formula politica, ma ci interessa una forma di dialogo diversa. Per questo hanno aderito alla nostra iniziativa una serie di persone provenienti da mondi differenti. Una manifestazione certamente trasversale.

D.E sul piano delle formule politiche?
R. È centrale per noi la questione della democrazia interna e dell’apertura dei soggetti politici, con particolare attenzione a quella che noi chiamiamo la libertà di associazione. Purtroppo ogni progetto viene irrimediabilmente compromesso se non viene garantita la possibilità della doppia tessera. Mi riferisco al fatto che iscrivendosi ad un soggetto politico non si perda il diritto di essere iscritto ad un altro, lo stesso elemento che ad esempio ha impedito al Partito Democratico di aprirsi davvero, quando in occasione delle scorse primarie Marco Pannella non ha potuto per questo candidarsi alla segreteria. Ovvero il principio che ha creato le scissioni a sinistra. A tutto questo diciamo no.

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