domenica 14 giugno 2009

La casta vista dall'interno

da Ffwebmagazine del 14/06/09

Un piccolo manuale rivoluzionario per far indignare i lettori, nella consapevolezza che la questione etica deve trovare nuovamente e prepotentemente spazio in una politica che andrebbe ridisegnata ex novo. La definizione, che ha strappato il sorriso ad Aldo Forbice e a Giancarlo Mazzuca, è di Piero Sansonetti, l’occasione è la presentazione del volume I faraoni, altra panoramica sulle mille caste al potere, ma questa volta scritta dall’interno. E già, perché uno dei due autori, oltre che essere giornalista, è da un anno anche deputato.

«E allora? - risponde Mazzuca - proprio perché sono parte in causa posso meglio di altri evidenziare, da infiltrato, le discrepanze tra consulenze e produttività di chi le effettua, ma per favore smettiamola con la grande casta dei parlamentari e concentriamoci in quelle castine locali che pesano non poco sullo Stato». Eh sì, perché sfogliando il libro emergono dati sin qui inediti, estremamente interessanti per tipologia di stipendi e soprattutto per benefici postumi, che sono valsi già due querele agli autori, rei solo di aver pubblicato numeri pubblici.

Il pensiero corre ai presidenti della Corte Costituzionale, sovente eletti un attimo prima della pensione, a taluni assessori regionali che guadagnano anche più dei senatori, al Cnel (che in quattro anni di attività ha prodotto solo altrettante proposte di legge, tra l’altro bocciate e che pesa sulle casse dello Stato per 15 milioni annui), alla miriade di enti inutili, passando per due ambiti che potremmo definire nuovi, dal momento che nessuno fino a oggi vi aveva concentrato l’attenzione: il cinema e i quotidiani.

Secondo Aldo Forbice, da quindici anni voce di Zapping su Radio 1, il 90% delle pellicole realizzate con contributi pubblici, stando alle cifre, ha avuto un riscontro modestissimo al botteghino. Inoltre tre quotidiani nazionali che hanno ricevuto ben 48 milioni di finanziamento dallo Stato (ovvero Repubblica, Corriere della Sera e Sole 24 Ore) avrebbero dovuto invece confrontarsi esclusivamente con il mercato, senza usufruire di tali aiuti. Diverso il discorso per i giornali di partito, infatti, tra quelli iscritti ai contributi, oltre alle testate reali che fanno informazione politica, ve ne sono altre fittizie: «Chi nel tempo ha acquisito una testata - ha precisato Sansonetti - gode di quegli euro anche senza utilizzarla, siamo in presenza di veri e propri affaristi che con l’informazione non hanno nulla a che fare».

Ecco che le pagine de I faraoni innescano la miccia del dibattito sul senso della politica nostrana e non solo risalendo al classico e scontato canovaccio del “teniamo famiglia” di longanesiana memoria, ma piuttosto aprendo, come ha osservato il direttore del Secolo Luciano Lanna, un «problema di strati di responsabilità. L’idea weberiana di politica come professione non va demonizzata, e a questo punto mi chiedo come mai la questione stenti a decollare nell’opinione pubblica». Proprio la cittadinanza sta progressivamente metabolizzando pubblicazioni di questo tipo, è sufficiente analizzare il milione e mezzo di copie vendute da La Casta di Rizzo e Stella, passando per Il costo della democrazia di Salvi e Villone, ma affinché muti la percezione rispetto alla res publica occorre che l’anima di questo paese venga rivoltata come un calzino, facendo emergere quanto di buono e di limpido c’è.

Lanna ha poi citato Maometto II il quale, interrogato sul significato della politica, rispose che essa è quell’arte di costruire città e riempire di gioia il cuore della gente. Quindi sforzandosi di edificare e amministrare provvedendo anche alla qualità emozionale dei cittadini.

Cosa osta quindi a una riforma seria e condivisa che abbatta caste e castine, veri impacci alla democrazia moderna e funzionale? Magari iniziando proprio da norme che vietino il cumulo di più incarichi (deputati che sono anche sindaci o presidenti di province). Secondo Raffaele Iannuzzi, consigliere del ministro per i Beni Culturali, i vari riformisti nel tempo hanno giocato questo tipo di partita, cavalcando di volta in volta proposte e iniziative, dando prova provata che un cambiamento è istituzionalmente possibile. Perché una tale rivoluzione non ha seguito nei fatti? «Francamente non vedo gente per le strade che vuol prendere a forconate questa classe dirigente. La soluzione è un ritorno alla politica in quanto tale, legittimata da una sovranità popolare che ponga mano realmente a riforme simili».

Ma allora, se l’intero sistema andrebbe rifondato dalla base, sarebbe utile ripartire da un modo diverso di formare e selezionare la classe dirigente? Iannuzzi in questo senso richiama alla mente eventi lontani un ventennio: «La caduta del muro di Berlino ci ha detto che la fine delle ideologie ha generato un’ennesima ideologia. Con questa classe dirigente forse l’intelligenza politica si ferma. Storicamente non è mai esistita una classe che si sia autoriformata, ma è la storia che produce effetti sistemici».

Dovremo quindi attenderci eventi sovranaturali, o semplicemente auspicarci che, anche grazie a pubblicazioni come questa, un gruppo di parlamentari prenda finalmente il coraggio a due mani e avanzi una proposta di legge che almeno avrà il merito di rimanere ben impressa nella storia di questo paese.



Aldo Forbice e Giancarlo Mazzucca
I faraoni. Come le mille caste del potere pubblico stanno dissanguando l'Italia
Piemme
pp. 299, euro 17,50

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