Da Ffwebmagazine del 27/06/09
Sostiene la religiosità delle idee, ultimo baluardo della democrazia assieme a quel senso dello Stato che oggi è rappresentato dal presidente della Camera Gianfranco Fini, «impegnato strenuamente nella sua difesa». Così Marco Pannella, nel secondo dei tre giorni dedicato all’Assemblea dei mille autoconvocata per riflettere su un’alternativa liberale e riformatrice. Numerosi gli esponenti intervenuti, tra cui Renata Polverini, Bobo Craxi, Monica Frassoni, Paolo Cento, Gennaro Migliore, Paola Balducci, Marco Boato. Proprio alla segretaria dell’Ugl il leader radicale concede credito e «straordinaria riconoscenza» quando riflette sulla volontà reale del sindacato di negoziare e dibattere sugli aspetti primari, immaginando un diverso scheletro economico di imposizione fiscale «per tutte le famiglie, anche e soprattutto per quelle di fatto».
Parla per più di ottanta minuti Pannella, passando per l’importanza di quell’imprescindibile valore laico e socratico della non violenza, «vera e propria anima della democrazia». Fa riferimento al martire greco Lambrakis, paladino del disarmismo e della non violenza, passando per le enormi difficoltà dell’oggi. «La nozione liberale dello Stato contrapposta alle ragioni politiche e di parte sono difese oggi dalla terza carica dello Stato», ha aggiunto, all’interno di un ragionamento più ampio che ha visto al centro l’immigrazione e la visione euro mediterranea. «Sui nuovi italiani e sui flussi di migranti siamo in linea con quanto sostenuto dalla Polverini», ha proseguito Pannella e il riferimento è alla regolamentazione delle badanti, tanto per scendere in un esempio concreto. «Attraverso l’azione dell’Ugl si cercano soluzioni che in concreto rappresentano una forza nuova all’interno del contesto sociale e morale del paese, mentre attendo ancora una risposta da Epifani».
Il sud del Mediterraneo, che va dalla Turchia al Marocco, secondo Pannella resta un’area di tanti Stati con un’inesistenza politica delle classi sociali: «questo è un problema che va risolto e affrontato quanto prima, con la stessa insistenza con cui dovremmo occuparci di quel welfare globale di cui parliamo da anni». Welfare quindi fa rima con situazioni antidemocratiche, come i riferimenti al Tibet, allo Yemen, a quelle forme di sofferenza democratica delle società. E qui entra in gioco il senso di responsabilità euro mediterranea che dovrebbe travalicare i singoli stati nazionali, per confluire in una più ampia visione d’insieme che fino a questo momento è drammaticamente mancata. Versante legalità: attenzione rivolta alle vicissitudini della Commissione di Vigilanza della Rai, che dovrebbe confermarsi vero controllo reale e veritiero dell’informazione. «Noi siamo entrati in una campagna che non è elettorale, ma è rivolta ai temi e alle problematiche. Il nostro obiettivo è non di scoraggiare ulteriormente le forze residue di resistenza democratica del popolo italiano, che nei sondaggi dimostra di avere anche un’altra posizione che non è imposta o preordinata nonostante il Tg1».
Da trent’anni tutti i sondaggi ci rivelano che nel nostro paese vi è una grande propensione a caldeggiare l’eutanasia, insiste il leader radicale, un dato che «dovrebbe far riflettere. Dobbiamo consapevolmente costruire in Italia lo stato di diritto e il rispetto della legge senza disperazione ma con speranza, per questo dico che le lotte non violente sono rivolte proprio alla speranza e vanno cementate». Sino a oggi è stato inseguito «il potere e non la valenza delle idee», ha scritto Francesco Rutelli nel messaggio inviato all’assemblea, «ma non purtroppo come impegno sociale. Assistiamo a una situazione incompiuta del confronto per le scelte da attuare, che per il futuro non potranno prescindere da uno Stato laico, inteso senza strumentalizzazioni».
«Il blocco del processo europeista – aveva riflettuto in precedenza Marco Boato – non fan bene alla nostra crescita, al pari della volontà di far tacere quelle voci dissenzienti sullo stato generale delle cose: tutto ciò non servirà ad allontanarci da questa democrazia autoritaria». Sguardo anche alle cosiddette forze in campo, dal momento che dopo trent’anni i radicali non hanno una rappresentanza nel Parlamento italiano e Boato invita a chiedersi il perché di un disastro simile. Domenica l’ultima giornata dell’assemblea, prima di lasciare spazio per due giorni al Comitato nazionale dei Radicali italiani.
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