domenica 19 settembre 2010

Il Festival di Venezia?Tanto vale abolirlo


Da Ffwebmagazine del 19/09/10

“Occorre coltivare il nostro giardino”, diceva Voltaire, ma sarebbe il caso di aggiungere: a patto di non piantare arbusti di plastica o falsi cespugli. “Diro`la mia sulla scelta dei giurati”. “Metterò becco nelle scelte interne”. Che minacce, sembra quasi di trovarsi di fronte a certi comitati del Pcus, quando persino i premi letterari erano pesantemente influenzati dal regime. Dove la nomenklatura era penetrata in tutti i pertugi culturali, anche nelle scelte tecniche teatrali o musicali. La differenza è che non si tratta di una qualche manifestazione filogovernativa, o di un parata militare in vecchio stile putiniano. Il tema affrontato con quelle espressioni dal ministro della Cultura Sandro Bondi è la Mostra del Cinema di Venezia. Non la prima sagra settembrina.
Sarà, ma a leggere le intenzioni organizzativamente bellicose, appare una nota stonatissima il voler applicare ad un ambito culturale le dinamiche partitiche. Con quel “metterò il becco” si lascia intendere di applicare per caso il manuale Cencelli? O di voler stabilire preventivamente componenti e modalità di valutazione? Se così fosse sarebbe molto grave, anche perché instillerebbe il dubbio sulla reale consistenza dell'azione del ministro. Forse non si è accorto che, essendo stato attribuito il Leone d`Oro a “Somewhere” di Sofia Coppola, il cinema nostrano è rimasto a bocca asciutta? Forse non si è accorto che il vero plus della Biennale è stato in passato, e dovrà essere in futuro, la sua indipendenza? Assoluta, completa e oggettiva. Forse non ha sufficientemente approfondito lo standard qualitativo delle scelte della giuria, con profili di caratura internazionale, con nomi importanti?
Si tratterebbe di una decisione senza precedenti, anche perché il presidente di giuria viene proposto dal direttore della mostra e ratificato dal presidente e dai membri del consiglio di amministrazione, come prescrive il regolamento. Va bene le rivoluzioni, ma fatte all'italiana proprio no. Mortificando in questo modo l'impegno per far crescere il cinema di casa nostra.
Ma il ministro non finisce di stupire, quando si lascia andare a poetici commenti sui protagonisti della mostra ormai conclusa. “Il presidente Tarantino? Uno snob. Il direttore Muller? Schematico”. Giudizi tecnici, personali, sui quali è lecito discutere e confrontarsi. Altro, però, è voler ingabbiare l'evento che richiama cineasti e professionisti da tutto il mondo in laguna, in un alveo che puzza di intromissione, di aziendalismo, di proprietà privata anzi privatissima. Insomma, di ancien regime. Se alle parole di Bondi seguissero i fatti, si tratterebbe di uno snaturamento della mostra.
E allora a questo punto si potrebbe proporre al titolare della cultura italiana di abolire la mostra di Venezia. Qualora dovesse trasformarsi nella piattaforma cinematografica per questo o quel “protetto”, tanto vale farne a meno. Ci guadagnerebbe l'immagine del Paese, tanto sbandierata nelle trasferte internazionali. Se chi rappresenta la cultura di una nazione dimostra tanto poco attaccamento ad essa, anzi contribuisce al suo svilimento dall`interno, significa che la cultura italiana, che da molto tempo rappresenta uno dei nostri fiori all'occhiello, semplicemente è stata dolosamente degradata a fastidioso contorno.

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