mercoledì 29 settembre 2010

Tutti indietro: e chi cerca asilo trova solo porte chiuse


Da Ffwebmagazine del 29/09/10

«7 agosto. All’alba scorgemmo una vela a est che veniva decisamente nella nostra direzione. Subito ci mettemmo a fare tutti i segnali possibili, sventolando le nostre camicie, saltando più alto che ci era permesso dalla nostra debolezza, gridando con tutta la forza nei nostri polmoni. Provammo un’angoscia profonda, temevamo che non ci vedesse e tremavamo al pensiero che ci volesse abbandonare al nostro destino, a morire sul relitto. Ma quella volta eravamo destinati ad essere felicemente smentiti».
Difficile leggere queste righe di Edgar A. Poe in Gordon Pym e non pensare al dramma di chi fugge da qualcosa o da qualcuno, e attende la sagome all’orizzonte di una presenza risolutrice. Che gli doni un po` di sollievo, che salvi quelle anime da morte certa, che getti una fune di speranza. E, perché no, un sorriso. Quello stesso sorriso cercato molte volte da Sayed, dopo che a soli undici anni fuggì dall’Afghanistan, perché non voleva essere costretto a combattere contro i talebani. La storia di Sayed, assieme ad altre immagini, fioche o ben visibili, animano Tutti indietro di Laura Boldrini, un libro che spiega anche la politica italiana (e i cui diritti d’autore verranno impiegati per finanziare borse di studio in favore di ragazzi africani).
Una politica che, tra mille deficienze non si interroga, una politica che non differenzia, ma che molto più comodamente respinge tutto e tutti, equiparando casi diversi sotto la medesima logica. Perché è più semplice racchiudere nello stesso contenitore storie ed esperienze che in comune hanno poco o nulla. È più facile distribuire frettolosamente etichette: per la politica pigra, asservita al prossimo turno elettorale, per la gente, facilmente domata da dosi massicce di paure.Il problema dei rifugiati e del diritto di asilo, dunque, è al centro di questa interessante panoramica di vite. Cruda, a tratti drammatica, ma terribilmente vera. Uno di quei libri che pochi legislatori avranno voglia di leggere: si tratta di pagine che impongono una riflessione e che soprattutto impongono tanti punti interrogativi.
La questione non può essere caricata esclusivamente sulle spalle dell`Alto Commissariato Onu per i rifugiati o della Guardia Costiera impegnata in prima linea. Ma dovrebbe abbracciare una molteplicità di interpreti, a partire dalle istituzioni dei vari paesi. Spesso i media se ne occupano solo in occasione di grandi sbarchi, a maggior ragione se ci sono vittime. Ecco che si muove il circo mediatico, povero di approfondimenti. Senza distinguere tra immigrati e rifugiati.Mentre i primi fuggono dalla miseria, e scelgono di farlo a un legittimo progresso sociale, i secondi non hanno altra possibilità, perché non lasciano solo la povertà alle spalle, ma la violenza, le carceri, spesso la morte. E confidando in un preciso diritto, non in quello che molta stampa presenta come “buonismo”.

Il termine asilo proviene dal greco asylon, e indica un territorio che non può essere violato, un luogo sacro e quindi non soggetto a cattura. A oggi i rifugiati in Italia sono quarantasettemila e nel 2008 le domande di asilo presentate sono state ben trentunomila. La nostra Costituzione, a dire il vero, all’articolo 10 prescrive che «lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d`asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge».
Ma in Italia non esiste ancora una vera e propria legge nazionale sul diritto di asilo, e il riconoscimento è fermo alla Convenzione di Ginevra del 1951, dove per la prima volta venne definito il rifugiato, ricompreso in quattro requisiti indispensabili: la fuga materiale dal paese di origine; il fondato timore di persecuzioni; cause di specifica persecuzione; l’impossibilità a essere difesi dal paese di origine.
Le cronache recenti abbondano di episodi. Come dimenticare l’atroce vicenda della nave “Cap Anamur” – che nel giugno 2004 ospitò a bordo trentasette africani in fuga dai rispettivi paesi – a cui le autorità italiane rifiutarono l’attracco a Porto Empedocle, iniziando un`estenuante trattativa con Germania e Malta, quasi che si trattasse di merce da scaricare con tutti i comodi, senza precauzione alcuna, e mentre in ballo c’erano braccia e occhi inerti, in attesa di conoscere il luogo della loro sopravvivenza?
È proprio quello lo scenario da impedire, quando ci si dimentica chi sono i soggetti di tali vicende. Non numeri o cose, ma carne e anime in fuga. E in cerca di conforto.


Laura Boldrini
Tutti indietro
Rizzoli
pp.217, euro 18

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