venerdì 24 settembre 2010

Rwanda, quell'assurda corsa per uccidere

Da Ffwebmagazine del 24/09/10

Al centro esatto dell'Africa c'è una piccola porzione di paradiso, grande quasi quanto l'Emilia Romagna. Con vulcani, parchi naturali, laghi, catene montuose. Un dipinto delle meraviglie terrestri, macchiate però dalla mano violenta e fanatica dell'uomo, scagliatasi contro una minoranza. Tutto ebbe inizio con i colonizzatori del Rwanda, che introdusssero una sorta di classificazione della popolazione locale sulla base di caratteristiche somatiche e sociali. Determinando in questo modo una discriminazione razziale a tutti gli effetti, e uccidendo circa novemila persone al giorno: numeri drammatici, come i quattrocentomila bambini rimasti orfani, con ben il 70% delle donne stuprate durante quei giorni, che si sono in seguito ammalate di Aids. Tre mesi di massacri efferati, non solo con armi da fuoco ma addirittura a colpi di bastoni chiodati (importati dall'estero per l`occasione) e machete.

Rwanda, istruzioni per un genocidio è un reportage puntuale ed appassionato su un pezzo di tragedia globale, consumatosi in un lembo di quell'Africa dove, a secoli alterni, si sono avvicendati conquistatori, sfruttatori, signori della guerra. Il libro, firmato da Daniele Scaglione, già ai vertici di Amnesty International Italia, ricostruisce con dovizia di dettagli, quei tragici cento giorni del 1994, quando circa novecentomila rwandesi vennero barbaramente trucidati senza un perché. In una specie di genocidio accuratamente programmato, definito il più spaventoso dalla fine del secondo conflitto mondiale. A perire ancora una volta chi in quell'istante era più debole, chi non godeva di appoggi o di protezioni, chi era numericamente inferiore: il popolo Tutsi, una minoranza degli Hutu, a cui appartengono i paramilitari registi della sanguinosa azione, ovvero gli Impuzamugambi e gli Interaharmwe, vicenda che tra l'altro è stata anche al centro della pellicola di Terry George Hotel Rwanda.

«Un Paese piccolissimo, dal fascino sconosciuto», lo tratteggia nella prefazione Ascanio Celestini. Patria di una realtà quasi «fiabesca, fatta di mille colline e piccole comunità di persone che fanno tutto insieme». E che un bel giorno subisce una vera e inaspettata trasformazione, investite da un mostro capace di fagocitare vite ed esistenze: un mostro chiamato uomo, che ogni mattina si sveglia e va a compiere il proprio dovere di massacratore. Sotto gli occhi del figlio, che chiede con insistenza di poterlo accompagnare nella sua macabra giornata. «Questo libro - riflette nell'introduzione Mimmo Candito - ripropone la stessa tensione morale, ma anche lo stesso alto modello informativo, che il giornalismo investigativo americano ha consegnato al nostro tempo di morte prossima del giornalismo». Genocidio, drammatico termine che molto spesso ha fatto rima con minoranze. La storia riporta quello armeno, quando in occasione del primo conflitto mondiale, circa un milione e mezzo di armeni vennero uccisi dal soldati dell’Impero Ottomano. Mentre i turchi sostengono che si sia trattato di 300mila morti per una guerra civile, il popolo armeno parla apertamente di genocidio, sostenuto da testimonianze dirette. O quello cambogiano, dove dal 1975 al 1978 vennero sterminati due milioni di individui appartenenti alle minoranze vietnamita, musulmana cham e cinese, da parte dei Khmer rossi di Pol Pot. O come quello di Srebrenica, quando nel 1995 ottomila civili musulmani vennero fucilati dalla “X guastatori” dell'esercito serbo bosniaco guidato dal generale Ratko Mladic.
Storie, vite spezzate, sangue a fiotti, cause assurde. Che nel volume di Scaglione sono scansionate grazie il comun denominatore dell'analisi. Perché, accanto a vicende umane e sensazioni di impotenza reale, vi sono riferimenti precisi alla latitanza della comunità internazionale e agli errori commessi. Come le richieste non ascoltate di rinforzi, avanzate dai vertici dei caschi blu in loco; o come la gestione approssimativa degli accampamenti dei rifugiati; e soprattutto la mancata applicazione delle sentenze contro i responsabili dell'eccidio, da parte del tribunale penale internazionale.
Passando per le soluzioni tampone avanzate in ritardo dalle Nazioni Unite, o per i numerosi passi falsi dei governi africani, spesso tramutati in spettatori passivi di grandi tragedie. Tutte evitabili.


Daniele Scaglione
Rwanda - istruzioni per un genocidio
Infinito edizioni
pp. 208, euro 14,00

1 commento:

daniele ha detto...

Grazie per aver ripreso questa bella recensione al mio libro.

daniele scaglione