sabato 2 ottobre 2010

Ed ecco a voi il leghista del futuro


Da Ffwebmagazine del 02/10/10

Come inizio non c’è proprio nulla da dire. Discreto, occhi fissi sulla telecamera, senza tentennamenti, tranne un paio. E poi obbediente al verbo padano, sicuro sulla squadra politica del terzo millennio, tutta dipinta di verde.
L’inno di Mameli? Non mi piace, perché dovremmo essere schiavi di Roma? Quali sono a oggi i confini della Padania? Giù, in Toscana e fino all'Emilia Romagna. Conosci Comunione e Liberazione? Sì, credo che dovrebbe tenere le mani più a posto, quanto ad affari e appalti. I tre valori in cui credi? L'onestà, e poi....ehm, ehm, l'onestà li racchiude tutti.
Il consigliere regionale della Lombardia, Renzo Bossi, intervistato a Le invasioni Barbariche fa la discreta figura del piccolo leghista che cresce a pane e lotta padana, ma anche a pane e governo. E non tradisce affatto le attese, fatte di cattiverie e congetture sulla sua sostanza politica. Va orgoglioso del fatto che nella scorsa campagna elettorale per le elezioni regionali, che lo ha portato a ottenere poco più di dodicimila preferenze, abbia sostenuto i tradizionali comizi in solitudine, senza l’ingombrante presenza paterna, fatta eccezione per quello conclusivo.
Spazio anche per l’economia e il futuro politico nella lunga intervista condotta da Daria Bignardi. Come si conciliano lotta e governo, dal momento che le poltrone fanno gola anche alla Lega? No problem, risponde il Trota, in questo modo si dialoga più facilmente con le esigenze del territorio, grazie alla nostra presenza ai vertici degli enti. Un nome per il futuro del paese? Roberto Maroni. E un nome non leghista? Bersani.
E ancora: disprezza l’inno nazionale, afferma di portare avanti le battaglie “del territorio”, annuncia di essere pronto a modificare la legge sulla caccia, ritenendosi fortunato del fatto che il suo illustre padre gli abbia offerto in questi anni numerosi consigli. Sia per progredire nella carriera politica, sia per capire meglio quello che accade nel paese. E sì, perché ha rivendicato che le conversazioni con suo padre vertono proprio sull’analisi dei fatti. «Mio padre mi spiega le cose che succedono in Italia». Bene, la formazione della classe dirigente, soprattutto se fatta in famiglia, è cosa buona e giusta.


Proprio il tasto del dialogo conciliante e delucidante con il papà-ministro offre gli spunti più interessanti, dal momento che il piccolo Bossi ne va giustamente fiero e lo porta come modello di apprendimento. Sia nel merito, che nel metodo. A proposito delle lunghe chiacchierate con suo padre, quelle di cui giustamente il consigliere regionale lombardo va più che orgoglioso, quelle che vertono proprio sull’analisi dei fatti, quelle che “Mio padre mi spiega le cose che succedono in Italia”. Sì, proprio quelle, che saranno state lunghe, fatte sino all’alba magari in canottiera a fumare un buon sigaro, dopo un’abbondante porzione di polenta consumata sotto la passerella di Miss Padania.
Chissà se il ministro delle Riforme, in quelle occasioni, avrà spiegato al figlio i motivi che lo indussero nel 1994 a commentare in questi termini la figura del Premier: «Il nord è nostro. Si levi dalla testa l’idea di fare il primo ministro, non glielo permetteremo mai: non possiamo mandarci uno che è stato iscritto alla P2, uno che è nato per sconfiggerci, uno che ha un sacco di interessi economici».
Oppure: «Ho fatto la mia battaglia, quando nessuno mi capiva, ho fatto cadere un peronista, uno che ogni sera, dal suo balcone, entrava in ogni casa a fare il lavaggio del cervello». E ancora: «Berlusconi imprenditore? Mi viene da ridere. Semmai faceva il prestanome. Il suo progetto non è altro che il piano di Gelli. Le due strategie sono sovrapponibili: Forza Italia è la P2». E infine: «Berlusconi? Non voglio parlare di quel delinquente. Io voglio andare nelle piazze a scatenare il nord contro di lui. Berlusconi è un mafioso. Il parlamento del nord sarà costretto ad intervenire con mezzi drastici».
Chissà se Renzo Bossi avrà avuto cognizione di quel passato leghista. O se, come per certi articoli della Costituzione, preferirà fare finta (ma potrebbe anche essere vero, in quel caso) di non conoscerli affatto.

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