giovedì 24 maggio 2012

Cos'è successo (e cosa potrebbe succedere) a Patrasso


Prima o poi sarebbe successo. Da ingenui pensare che un bubbone di queste proporzioni non sarebbe esploso con tutte le conseguenze sociali e politiche del caso. La Grecia trabocca di immigrati, la maggior parte dei quali in condizioni disumane. Afghani, nordafricani, thailandesi, coreani, cinesi. E i cittadini si ribellano, con la politica estrema che cavalca l'onda della protesta per iniettare il veleno della xenofobia e del razzismo in un tessuto sociale già gravato da contingenze note a tutti. Succede nella Grecia del quasi default che, oltre alle criticità finanziarie che stanno mettendo in pericolo la sua permanenza nell'eurozona, che stanno terremotando le borse e i mercati sempre più nervosi, e che hanno causato 251 suicidi nell'ultimo biennio, vede spuntare all'orizzonte l'Alba dorata dell'intolleranza sociale. Non solo il vento di Marine Le Pen si è pericolosamente mescolato al meltèmi ellenico, ma ha prodotto quella scintilla che incendia le coscienze e gli animi dei cittadini. E il partito nazionalista di Chrisì Avghì, per la prima volta dopo 40 anni in parlamento, ne "approfitta".
 
Tre giorni fa nella città portuale di Patrasso, principale collegamento marittimo con l'Italia, un greco è stato accoltellato da tre afghani. L'episodio ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e i cittadini sono scesi in piazza per protestare contro una situazione difficile che le istituzioni non hanno saputo gestire adeguatamente. Infatti nelle vicinanze del porto gli extracomunitari (a migliaia, alcuni stipati anche in un recinto con filo spinato) si appostano ai semafori, ma non per vendere fazzoletti di carta o per ripulire i vetri degli automobilisti. L'obiettivo è nascondersi dentro qualche container per tentare l'avventura in Italia. Che spesso si ferma dinanzi agli scanner in funzione nei porti di Bari e Ancona, dove la Polmare ne arresta almeno un gruppetto a settimana. Rispediti indietro e che dopo un mese ritentano il "trapasso" con le stesse modalità.
 
In quella manifestazione a Patrasso si sono aggregati anche un gruppo di sostenitori del partito greco di Alba dorata, che si sono scontrati con la polizia locale: il bilancio parla di sette agenti feriti, cinque manifestanti arrestati, ventidue fermati, due motociclette della polizia date alle fiamme, come anche tre cassonetti della spazzatura di cui resta solo cenere. Si erano appostati all'esterno di una vecchia fabbrica in disuso nella quale "erano parcheggiati" un gruppo di afghani. Ma al di là della violenza da condannare, senza se e senza ma, esiste un altro disagio: preciso e irrisolto dalla politica. I cittadini che erano scesi in piazza non erano né fascisti, né estremisti, né di un preciso partito. Ma semplicemente stufi dell'immobilismo del proprio sindaco e del ministro preposto al problema. E accusano: i furti sono decuplicati nell'ultimo triennio, come le violenze e i tentativi di abusi per strada; la scelta del comune di ghettizzare gli immigrati in un campo col filo spinato non rappresenta certamente la soluzione a una catastrofe umanitaria senza precedenti; con flussi continui che dalle frontiere settentrionali del paese vengono anche "incoraggiati" dalla Turchia ad entrare in Grecia.
 
In un travaso di responsabilità deleterio e irresponsabile con una doppia conseguenza: un focolaio (che sta diventando incendio di vaste proporzioni) di intolleranza sociale disgustosa e disumana; e la vergognosa condizione in cui vivono quegli extracomunitari di cui le istituzioni europee non sembrano interessarsi. Circostanza che rappresenta il combustibile per i rigurgiti xenofobi.
Il sindaco di Patrasso sulla situazione esplosiva creatasi in città ha invitato tutti a "dimostrare la serietà necessaria per placare gli spiriti e di isolare coloro che cercano di sfruttare la situazione, l'ansia e la preoccupazione dei residenti del quartiere meridionale della città esercitando la violenza e trasformando l'area in una zona di guerra". Ma, nei fatti, è lasciato solo a gestire questa tragedia umanitaria.

Fonte: Formiche del 24/5/2012
 
Twitter @FDepalo

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