martedì 8 maggio 2012

Grecia in eurocrisi: larghe intese più lontane


Per gli uomini coraggiosi ogni luogo della terra è la loro tomba. La scritta sulle mura della Camera dei Deputati greca dice anche altro: che il coraggio e la determinazione vanno premiati, con l’onore e il ricordo della storia. Non c’è uno solo dei politici greci di oggi che, per come il paese di Socrate è ridotto, potrebbe ascriversi a quella categoria. Il meltèmi dell’antipolitica spira sull’Egeo. Le elezioni politiche di domenica hanno fornito una certezza: il 40% di astenuti è un segno inequivocabile di distacco e disinteresse, il voto alle “ali” estreme esprime rabbia e la difficoltà adesso di comporre un esecutivo rappresenta un caso spinoso anche in chiave continentale (con la borsa ateniese che apre a meno 10%). Infatti la soglia dei 151 deputati (la metà più uno) indispensabile per formare un governo minimamente stabile in parlamento non è stata raggiunta dai conservatori (primo partito con il 18,8%) e dai socialisti (terzi con il 13,2%). 

La sorpresa sta tutta a sinistra, con il giovane Alexis Tzipras alla guida del Syriza. Movimento di sinistra ma che non ha guadagnato voti soltanto inneggiando contro una politica europeista, bensì ha promesso di voler rimanere nell’eurozona ma tentando una rinegoziazione del memorandum della troika. Prima notizia riguarda il bipolarismo: morto e sepolto anche in Grecia. Con i conservatori di Nea Dimokratia guidati da Antonis Samaras che passano dal 49% al 18,8, e i socialisti del Pasok di Evangelos Venizelos dal 44% al 13,2. È la risposta dei cittadini al piano della troika e all’imposizione di sacrifici, necessari ma squilibrati verso le fasce sociali più deboli. Solo terzo il Pasok dell’ex premier Papandreu, al governo praticamente per vent’anni, uno choc pazzesco al 13,2%. Poi gli Indipendenti greci di Kammenos al 10,6% e i comunisti di Aleka Papariga all’8,4%. Preoccupa il balzo Xrisì Avghì (Alba dorata) il partito neofascista che dallo 0,3% di un anno fa arriva al 7%, entrando per la prima volta in parlamento dopo 40 anni con 21 deputati. 

Ecco che l’effetto “Le Pen” si fa sentire anche al centro dell’Egeo: e non solo per un voto meramente ideologico, ma soprattutto di rabbia verso lo status quo in cui versa il paese, con l’iva al 23%, le pensioni minime a 250 euro, privilegi immutati alla casta. Il partito del leader Nikolaos Mikalioliakos ha nel suo programma il rafforzamento coatto delle frontiere contro l’immigrazione, la restituzione allo stato dei proventi di tangenti, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per quei politici colti in flagranza di reato contro la pubblica amministrazione. Il presidente della repubblica Karolos Papoulias ha ricevuto Samaras per tentare la formazione di un esecutivo. 

Due le strade da seguire: o un’alleanza trasversale per dare stabilità al pese, o il ritorno alle urne tra cinque settimane. In entrambi i casi un percorso denso di ostacoli. Che segna come un macigno non solo il default dato per prossimo della Grecia. Ma le difficoltà di un’Unione che, anche con le risposte elettorali francesi, saluta il duo “Merkozy”: è già il passato.

Fonte: il futurista quotidiano dell'8/5/2012
Twitter@FDepalo

Nessun commento: