mercoledì 9 maggio 2012

Il voto "di pancia"? Va prevenuto


Ammettiamolo: forse è tutta una storia di strapuntini. E in molti hanno solo paura di perderli. Per questo non hanno il coraggio del nuovo. Chi ha paura del nuovo, non lo teme solo per il fatto di essere un'entità ignara, un carrello della spesa dal contenuto incerto e indefinito. Ma anche, o forse soprattutto, perché quella novità (contenutistica, strutturale, propositiva e finanche componentistica) comporterebbe un azzeramento. Pericoloso per chi non ha quella visione lungimirante e ad ampio respiro, più volte invocata nell'ultimo biennio dal capo dello stato nei suoi discorsi. Quando ha invitato la classe politica a programmare azioni larghe, innovative e condivise. Per non essere risucchiati nelle sabbie mobili del "pachidermismo italico", in quel gattopardismo, stucchevole e stantìo, che ha prodotto lo status quo: facendo fuggire i cervelli fuori dai confini biancorossieverdi, non scongiurando i suicidi da crisi, vera e propria piaga (che tutti i 60 milioni di italiani dovrebbero condividere), abdicando alle volontà continentali, non riuscendo a rilegare una strategia valida per l'area euromediterranea. 

Dati sui quali avviare una riflessione schietta e approfondita. E farlo oggi, partendo proprio da quella macerie. Il mancato coraggio è anche la causa di quell'insoddisfazione elettorale che produce il cosiddetto voto di protesta. Che vada ai viola, ai neri, alle stelle, alle stelline o a schede nulle, poco importa: ormai è purtroppo un dato di fatto. Ciò che conta è prevenire quel malessere democratico che aleggia come una cornacchia nera sul paese e sui suoi cittadini. Ecco dove deve puntare, senza se e senza ma, una politica che si faccia realmente "alta". Non preda delle diatribe intestine e localistiche, lontana dai piccoli conti e conticini "di quartiere", scrostata una volta per tutte da quelle logiche burocratiche di strutture fisse e di rendite di posizione. 
Che sia invece aperta al cambiamento, a facce nuove, abbracciando e intercettando in questo modo i desiderata dei cittadini. Che voltano lo sguardo dall'altro lato quando sentono "puzza" di inciuci, accordi al ribasso, tattiche e teatrini della politica. Ma chiedono solo risposte, come un accesso al credito meno complesso per gli imprenditori in apnea, o sgravi fiscali per chi rischia in prima persona, o misure per riavviare il motore industriale del paese, o un welfare sì rigoroso ma non barbaro per le fasce più deboli, o servizi adeguati al nome che l'Italia ha nel mondo. In una sola parola: più politica.

Per questo serve scompaginare, senza se e senza ma, senza chiedere la carta di identità ai compagni di strada, ma avviare insieme un viaggio in mare aperto. A patto che si punti veramente a un nuovo Rinascimento italico. A patto che lo si voglia.

Fonte: Formiche del 9/5/2012
Twitter@FDepalo

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