domenica 6 maggio 2012

Grecia al voto: sarà grande coalizione?

Fermi tutti, forse il piano della troika potrebbe essere salvo: in Grecia si potrebbe profilare un governo di grande coalizione. I conservatori di Nea Dimokratia e i socialisti del Pasok, pur accusando un durissimo colpo in termini di voti persi, per un solo deputato, otterrebbero assieme il numero fatidico (150) per avere la maggioranza in parlamento , se i dati fossero confermati. La domanda che mezza Europa si pone adesso è: ci sarà un governo, possibilmente stabile, nella Grecia post voto? Due gli scenari possibili a urne chiuse: un esecutivo di larghe intese, o il ricorso a nuove consultazioni elettorali se Antonis Samaras e Evangelos Venizelos non dovessero trovare la quadra. La domenica elettorale greca ha offerto due certezze: astensione al 40%, e i socialisti del Pasok choccati, crollati dal 44 al 17%, mentre i conservatori dal 49 al 20%, (con i neonazisti al 7%). È la punizione del popolo che li ritiene responsabili dello sfacelo attuale. E poi le “ali” che prendono il sopravvento, a sinistra come a destra. La palma della sorpresa va ai comunisti del Syriza, guidati dal giovane Alexis Tzipras che, pur partendo da posizioni dichiaratamente antisistemiche, non sono favorevoli all’uscita dell’Ellade dall’eurozona, ma chiedono solo di rinegoziare il piano con la troika.

Dal momento che, così com’è, si abbatte solo sui più deboli, senza ad esempio puntare su uno scudo fiscale, o punire chi per troppi anni non ha versato il dovuto all’erario. Il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, dovrà iniziare al più presto le consultazioni: potrà contare sulla disponibilità del leader del partito socialista Venizelos che ha dichiarato come il popolo greco, con il voto odierno, «non abbia affidato alcun mandato chiaro a nessun partito». Ma ha auspicato un governo di coalizione di tutti i partiti a favore del Memorandum. Sarà difficile, dice, ma il cambiamento radicale della scena politica non significa la fine della crisi, dal momento che essa è ancora in piena evoluzione. E Samaras ha ribadito la necessità che il nuovo governo avvii la ripresa economica del auspicando anche modifiche al Memorandum ma il dato più significativo è che intende allargare la sua proposta a tutte le forze politiche favorevoli alla permanenza della Grecia nell’eurozona. Ecco la chiave di lettura del voto: anche se antitetici, Pasok e Nea Dimokratia potrebbero comporre un esecutivo di larghe intese per proseguire con le volontà franco-tedesche. E garantire quella governabilità imprescindibile per il futuro della Grecia.

Fra le righe del voto la consapevolezza che il popolo abbia virato: a sinistra e a destra. Il crollo dei partiti pro euro è sotto gli occhi di tutti. I socialisti del Pasok e i conservatori di Nea Democratia addirittura dimezzano le preferenze delle precedenti elezioni. L’exploit è tutto dei comunisti del Syriza (almeno 50 deputati) e dei comunisti del KKe (con 26 rappresentanti nella Voulì). A spaventare soprattutto il voto di protesta verso le ali estreme, in modo particolare i neofascisti di Alba dorata, (Xrisì Avghì) guidati da Nikolaos Mikalioliakos, che dopo 40 anni fanno il loro ingresso in Parlamento con almeno 22 deputati: l’onda di Marine Le Pen è arrivata dunque fin sotto l’Acropoli e ci sarebbe da chiedersi il perché (forse la vecchia politica ha fallito?). Propongono il presidio anti immigrati delle frontiere, ma anche la restituzione all’erario del frutto di tangenti e l’incandidabilità di quegli amministratori colti in flagrante. “State attenti, stiamo arrivando” è l’avvertimento lanciato dal leader del partito: “Per chi ha tradito questo Paese, è arrivato il momento di avere paura”. Ha poi citato Cesare: “Veni, vidi, vici”, assicurando che si opporrà alla “schiavitù” dell’accordo sul debito paragonandolo ad una “dittatura”.

La Grecia di oggi non è solo indignata contro una classe dirigente ingorda e impunita, ma ancor più arrabbiata per un piano europeo che certamente non poteva essere più ritardato, ma che almeno non sarebbe dovuto essere così duro nei confronti delle classi più deboli. La benzina è schizzata a due euro, a settembre altri 150mila dipendenti pubblici saranno licenziati, l’iva è al 23%. Ioannis è pensionato da due anni: prendeva 2.100 euro dopo quarant’anni di insegnamento, oggi dopo il piano della troika è sceso a 1.500 euro. E ha votato per l’estrema destra. Un altro dato è indicativo in questo senso: per la prima volta in Grecia le elezioni francesi, appuntamento seguitissimo al pari di quelle italiane e inglesi, sono passate completamente inosservate. Un altro segno di come nella patria della democrazia le cose stiano per cambiare in fretta.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it del 6/5/2012

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