Apostolis Glentzos è il
sindaco di Stylida, una cittadina della Grecia centrale. Qualche
giorno fa ha preso a calci un ingegnere che gli proponeva una
mazzetta per realizzare un’opera pubblica. E, viste le difficoltà
economiche dei comuni, si è messo alla guida di un camion della
nettezza urbana per svuotare i casso- netti ebbri di immondizia da
giorni. Due episodi che rappresentano la faccia pulita della Grecia
che vuole risalire la china e che domani è chiamata al voto per
rinnovare un parlamento azzoppato. Ben trentadue le liste che si
presentano sulle schede elettorali, con la certezza di una
balcanizzazione d’altri tempi e con i due partiti che hanno
governato dal dopo Colonnelli ad oggi a forte rischio. I socialisti
del Pasòk, guida- ti dall’ex ministro dell’economia Evangelos
Venizelos, omone dall’imponente stazza, quello per intenderci che
ha contrattato (al ribasso) le volontà della troika nei vertici
fiume a Bruxelles. E che ancora ieri ha dichiarato che sarebbe da
stolti non consi- derare il rischio che la Grecia possa uscire
dall’eurozona, dal momento che l’ultima tranches di aiuti
continentali è stata rimandata a schede spogliate. In un comizio
rigorosamente al chiuso di qualche giorno fa a Lamia, nella regione
della Fthiotida celebre per essere stata teatro due- milacinquecento
anni fa della battaglia delle Termopili, ad applaudirlo c’erano
solo una quarantina di persone, per lo più amministratori locali e
candidati.
Segno che la gente
comune, quella che si è trovata la busta paga dimezzata, l’iva al
23%, il mutuo per la casa schizzato alle stelle, non ci sta. Non se
la passa meglio Antonis Samaras leader dei conservatori di Nea
Democratia, partito dell’ex premier Kostas Karamanlis, quello per
intenderci che ha avallato l’acquisto dalla tedesca Tyssen di un
sottomarino che pendeva da un lato: roba da far impallidire l’idiozia
del Trota Renzo Bossi. Sono proprio loro a essere crollati nelle
intenzioni di voti, passando (assieme)
dall’80% del 2008 a poco
più del 25-30% di oggi. Il bipolarismo della Grecia in eurocrisi è
fallito e, indipendentemente da come andranno le elezioni di domani,
un dato è certo: i cittadini si sentono traditi, perché dunque
dare il proprio voto a chi ha prodotto con decenni di malapolitica i
conti in rosso di oggi? A sinistra come a destra ecco le alternative.
I comunisti orto- dossi del Kke di Aleka Papariga, che predicano
l’antieuroeismo e la lotta di classe e quelli del Syriza del
giovanevAlexis Tsipras (possibile sorpresa); poi i progressisti di
Sinistra Democratica di Fotis Kuvellis, gli ecologisti e altre due
microformazioni figlie della grande scissione dal Pci ellenico. A
destra i nazionalisti del Laos guidati dall’effervescente Iorgos
Karazaferris sembrano avere perso smalto, a vantaggio degli
ultranazionalisti di Chrisì Avghì (tradotto, Alba d’orata), di
cui alcuni punti programmatici apprezzabili (carcere e interdizione
dai pubblici uffici per gli amministratori che ruba- no e proventi di
tangenti da riconsegnare all’erario) vengono mortificati dai
richiami hitleriani e da un fortissimo vento xenofobo (l’onda Le
Pen è arrivata fin nell’Egeo).
E gli Indipendenti
guidati dal carismatico Kammenos, fuoriuscito dal partito
conservatore di Samaras e balzato alle cronache televisive perché
protagonista di una filippica nell’aula della Camera. Quando chiese
conto a mini- stri e deputati (senza ottenere riposta) delle
“stranezze” del piano della troika: sullo scandalo Siemens in
occasione delle Olimpiadi del 2004, sullo scriteriato e reiterato
acquisto di armi da Francia e Germania, sui compensi d’oro dei
politici ellenici (il governatore della banca di Grecia, Provopulos,
guadagna più di Obama, inoltre i partiti a giugno si spartiranno
finanziamenti pubblici per 40 milioni: su questo la troika non
vigila?).
Ovvio che non si potesse
proseguire con gli sprechi di ieri, ma delle soluzioni possibili è
stata scelta quella peggiore: far pagare il conto ai più deboli.
Ciò che fa specie per le strade ateniesi è la rabbia della gente
comune. Non i paperoni dell’Acropoli che già da tempo hanno messo
al sicuro contanti e gioielli (nel 2010 per qualche mese ogni giorno
da Atene decollava un
Gli sprechi di ieri da condannare. Ma oggi le
pensioni minime a 250 euro sono una vergogna
volo per Londra, dove i
greci acquistavano immobili in contanti). Bensì la gente che suda
il proprio pezzo di pita e che dall’oggi al domani si è trovata
senza lavoro, con le tasse alle stelle, con il carrello della spesa
semivuoto. E con un grande dolore al centro dello stomaco.
Fonte: il futurista
quotidiano del 5/5/2012
Twitter@FDepalo
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