domenica 6 maggio 2012

La Grecia in eurocrisi al voto. Bipolarismo ko e rischio caos


Apostolis Glentzos è il sindaco di Stylida, una cittadina della Grecia centrale. Qualche giorno fa ha preso a calci un ingegnere che gli proponeva una mazzetta per realizzare un’opera pubblica. E, viste le difficoltà economiche dei comuni, si è messo alla guida di un camion della nettezza urbana per svuotare i casso- netti ebbri di immondizia da giorni. Due episodi che rappresentano la faccia pulita della Grecia che vuole risalire la china e che domani è chiamata al voto per rinnovare un parlamento azzoppato. Ben trentadue le liste che si presentano sulle schede elettorali, con la certezza di una balcanizzazione d’altri tempi e con i due partiti che hanno governato dal dopo Colonnelli ad oggi a forte rischio. I socialisti del Pasòk, guida- ti dall’ex ministro dell’economia Evangelos Venizelos, omone dall’imponente stazza, quello per intenderci che ha contrattato (al ribasso) le volontà della troika nei vertici fiume a Bruxelles. E che ancora ieri ha dichiarato che sarebbe da stolti non consi- derare il rischio che la Grecia possa uscire dall’eurozona, dal momento che l’ultima tranches di aiuti continentali è stata rimandata a schede spogliate. In un comizio rigorosamente al chiuso di qualche giorno fa a Lamia, nella regione della Fthiotida celebre per essere stata teatro due- milacinquecento anni fa della battaglia delle Termopili, ad applaudirlo c’erano solo una quarantina di persone, per lo più amministratori locali e candidati.

Segno che la gente comune, quella che si è trovata la busta paga dimezzata, l’iva al 23%, il mutuo per la casa schizzato alle stelle, non ci sta. Non se la passa meglio Antonis Samaras leader dei conservatori di Nea Democratia, partito dell’ex premier Kostas Karamanlis, quello per intenderci che ha avallato l’acquisto dalla tedesca Tyssen di un sottomarino che pendeva da un lato: roba da far impallidire l’idiozia del Trota Renzo Bossi. Sono proprio loro a essere crollati nelle intenzioni di voti, passando (assieme) dall’80% del 2008 a poco più del 25-30% di oggi. Il bipolarismo della Grecia in eurocrisi è fallito e, indipendentemente da come andranno le elezioni di domani, un dato è certo: i cittadini si sentono traditi, perché dunque dare il proprio voto a chi ha prodotto con decenni di malapolitica i conti in rosso di oggi? A sinistra come a destra ecco le alternative. I comunisti orto- dossi del Kke di Aleka Papariga, che predicano l’antieuroeismo e la lotta di classe e quelli del Syriza del giovanevAlexis Tsipras (possibile sorpresa); poi i progressisti di Sinistra Democratica di Fotis Kuvellis, gli ecologisti e altre due microformazioni figlie della grande scissione dal Pci ellenico. A destra i nazionalisti del Laos guidati dall’effervescente Iorgos Karazaferris sembrano avere perso smalto, a vantaggio degli ultranazionalisti di Chrisì Avghì (tradotto, Alba d’orata), di cui alcuni punti programmatici apprezzabili (carcere e interdizione dai pubblici uffici per gli amministratori che ruba- no e proventi di tangenti da riconsegnare all’erario) vengono mortificati dai richiami hitleriani e da un fortissimo vento xenofobo (l’onda Le Pen è arrivata fin nell’Egeo).

E gli Indipendenti guidati dal carismatico Kammenos, fuoriuscito dal partito conservatore di Samaras e balzato alle cronache televisive perché protagonista di una filippica nell’aula della Camera. Quando chiese conto a mini- stri e deputati (senza ottenere riposta) delle “stranezze” del piano della troika: sullo scandalo Siemens in occasione delle Olimpiadi del 2004, sullo scriteriato e reiterato acquisto di armi da Francia e Germania, sui compensi d’oro dei politici ellenici (il governatore della banca di Grecia, Provopulos, guadagna più di Obama, inoltre i partiti a giugno si spartiranno finanziamenti pubblici per 40 milioni: su questo la troika non vigila?).

Ovvio che non si potesse proseguire con gli sprechi di ieri, ma delle soluzioni possibili è stata scelta quella peggiore: far pagare il conto ai più deboli. Ciò che fa specie per le strade ateniesi è la rabbia della gente comune. Non i paperoni dell’Acropoli che già da tempo hanno messo al sicuro contanti e gioielli (nel 2010 per qualche mese ogni giorno da Atene decollava un Gli sprechi di ieri da condannare. Ma oggi le pensioni minime a 250 euro sono una vergogna volo per Londra, dove i greci acquistavano immobili in contanti). Bensì la gente che suda il proprio pezzo di pita e che dall’oggi al domani si è trovata senza lavoro, con le tasse alle stelle, con il carrello della spesa semivuoto. E con un grande dolore al centro dello stomaco.

Fonte: il futurista quotidiano del 5/5/2012
Twitter@FDepalo

Nessun commento: