lunedì 7 maggio 2012

Grecia: governabilità? Una chimera

Meno dieci per cento. È l´indice con cui la borsa di Atene questa mattina ha reagito al responso delle urne che non lascia scampo a interpretazioni (Londra chiusa per festività, Milano meno 1,38,Francoforte meno 1,48%, Parigi meno 1,54%, Madrid a -1,8%).La parola d´ordine in questo maggio afoso è caos: 40% di astenuti, crollo verticale dei due maggiori partiti, i conservatori di Nea Dimokratia dal 49% al 18,8, isocialisti del Pasok dal 44% al 13,2. Uno schiaffo preciso e che fa molto male, inferto dai greci che non ne vogliono sapere di sacrifici (in partescriteriati), ma nella consapevolezza che non si poteva certo continuare con sprechi e gestione "allegra" delle finanze pubbliche.
 
Ecco il nodo: a pagare, come si legge nel Memorandum della troika, saranno solo i più deboli, mentre i privilegi dei super manager e degli amministratori non vengono scalfiti. Queste elezioni sono costate all´erario ellenico dieci milioni di euro, inoltre il prossimo giugno i partiti si spartiranno contributi pubblici per quaranta milioni: questa la risposta della politica al default?
 
È su questa base, dunque, che si è concentrato il cosiddetto voto alternativo. Seconda forza del paese, con il16,7% che vale 52 deputati, la sinistra di Syriza, guidata dal giovane Alexis Tzipras, l´unico che ha fatto realmente il pieno in occasione dei comizi elettorali di questo mese. Ha "sfondato" al centro, non solo a sinistra: perché non si è limitato a predicare contro Bce, Fmi e Ue, ma ha proposto di rimanere nell´eurozona a patto che si tenti di rinegoziare con la troika un piano che, così com´è stato avallato da Evangelos Venizelos (fino a due mesi fa ministrodelle finanze del governo semi tecnico guidato dal tecnocrate Loucas Papademos) è tutto sulle spalle della classe media.
 
Come dimostrano i suicidi "da crisi" in Grecia. Al terzo posto i socialisti guidati proprio da Venizelos, con un crollo storico, solo al 13,2%. A seguire gli Indipendenti greci dell´effervescente Kammenos al 10,6% e i comunisti guidati da Aleka Papariga all´8,4%. Ma il dato più inquietante è il balzo in avanti dell´estrema destra di Xrisì Avghì (Albadorata) che dallo 0,3% di dodici mesi fa salgono al 7%, entrando per la primavolta in parlamento dopo 40 anni di "isolamento".
 
E lo faranno con ben 21 deputati. L´effetto "Le Pen", come preventivato proprio da queste colonnequalche giorno fa, si fa sentire. Quell´indice non è solo figlio di nostalgismio veteroideologismi, ma della rabbia della gente che ha riversato il propriodisappunto sul partito guidato da Nikolaos Mikalioliakos che propone il rafforzamentodelle frontiere contro l´immigrazione (ad Atene pare che gli extracomunitarisiano due milioni), la restituzione allo stato dei proventi di tangenti, l´interdizioneperpetua dai pubblici uffici per quei politici colti in flagrante (e non sonopochi).
 
A questo punto il capo dello stato, Papoulias, convocherà il leader del primo partito, Antonis Samaras, per tentare la formazione di un esecutivo. Ma anche se i conservatori dovessero "unire" le forze con i socialisti in un governo di larghe intese non raggiungerebbero la fatidica soglia dei 151 (la metà più uno dei deputati) per assicurare un minimo di governabilità: al momento Nea Dimokratia avrebbe 108 deputati, Pasok 41. Delle due l´una: o si allarga ulteriormente la forza dell´esecutivo anche adaltre componenti politiche, o tra un mese saranno di nuovo elezioni. Con enormi difficoltà di tenuta dei mercati e con la consapevolezza che il continente sta vivendo un sisma sociopolitico di proporzioni uniche.
 
Fonte: Formiche del 7/5/2012
Twitter@FDepalo

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