giovedì 27 ottobre 2011

Casta e crisi: l’occasione per rivoluzionare

Dal Futurista del 29/08/11

Perché non usare la crisi per decappottare la casta attuando finalmente la rinascita dell’Italia post berlusconismo? Non solo proponendo tecnicamente una contromanovra, con altri numeri e altri prelievi, ma approfittando dell’occasione contingente per un vero e proprio testacoda sociopolitico. Partendo da una forma moderna del concetto di big society, dove ciascuno debba fare la propria parte per la sopravvivenza del paese. Con le intellighenzie finalmente attive nell’agone, con non solo associazionismo e volontariato che contino di più, prendendo il posto di chi ha fallito, ma dove si gettino le fondamenta della terza repubblica. Sostituendo chi fino a oggi ha illuso sullo stato di salute di un'infrastruttura che, adesso, non riesce più a sostenere l'Italia. Cambiando la legge elettorale, stracciando il porcellum, dimezzando il numero e lo stipendio di parlamentari e consiglieri regionali. Puntando il dito su chi non ha saputo fare ciò per cui era stato eletto, inchiodandolo alle proprie responsabilità, un po’come abitualmente si fa in un'azienda che non produce utili, avvicendando l'amministratore delegato. Come non chiedere conto a chi ha sbagliato i conti, a chi ha detto che tutto andava bene? Per ovviare a un corto circuito colossale come la palude finanziaria in cui ci troviamo l’unica via di uscita è scompaginare lo status quo, ribaltare tavoli e gruppi di potere, allontanare le ombre dietro le quali in troppi si sono fino a oggi riparati, mandando altri in avanscoperta. Suonare il gong a chi ha giocato con il fuoco, finendo per non accorgersi che il palazzo sta bruciando. Dare l’avviso di sfratto a chi da anni non ha pagato la pigione del proprio impegno per la cosa pubblica, depredandola e sotterrandola.
Aveva ragione Primo Levi, quando scrisse che «ogni essere umano possiede una misura di forza, la cui misura gli è sconosciuta: può essere grande, piccola o nulla, solo l’avversità estrema darà modo di valutarla». Adesso dunque si vedrà chi è in grado di far politica: gli altri si accomodino fuori dal parlamento. Prima che ne siano esclusi coattamente.

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