Dal Futurista del 14/07/11
C’è un qualcosa di incongruente nel rapporto di questo governo con termini come tagli, riduzioni, manovre, risparmi. Come se fossero realizzabili unidirezionalmente, come se questo esecutivo, che è stato eletto con una maggioranza solida. E che ha passato fiducie e forche caudine con l’aiuto dei responsabili, avesse smarrito la bussola su una tematica di eccezionale rilevanza come la finanza. Si taglia nei settori che avrebbero più bisogno di fondi: l’istruzione, la cultura, le forze dell’ordine, il welfare solo per citare qualche caso noto. Non si taglia in quelli che, invece, potrebbero proseguire il proprio status anche con la metà esatta delle attuali risorse: benefit, stipendi e sprechi della politica. Salvo, poi, ascoltare l’ennesima voce del megafono Berlusconi, intento a rassicurare elettori e cittadini sul fatto che nessuno avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani (per poi scoprire ad esempio piccole ma significative detrazioni sulle liquidazioni degli statali). Ma proprio questo governo, non solo sta andando contro i principi per i quali era stato eletto, la riduzione delle imposte, il rilancio delle imprese che sono stati ampiamente disattesi. Ma sta per approvare il più grande aumento delle tasse degli ultimi decenni. E nonostante i quindici miliardi che l'erario incasserà in più dal 2013 grazie alla riduzione di deduzioni e detrazioni Irpef. Considerando anche l’aggravio fiscale sul risparmio e sul reddito d'impresa. E senza dimenticare i mancati incassi che questo governo ha, nei fatti, deciso di inseguire come dimostrato dai ritardi della banda larga, dove il ministro competente ha manifestato tutta la sua dipendenza dalle volontà del capo. Non è insubordinazione o spirito antiunitario, a questo punto, interrogarsi analiticamente se la manovra in questione sia corretta o inopportuna. Non è un’esclamazione folle e fatta senza il lume della ragione chiedere delucidazioni su una decisione che potrebbe essere l’ultimo grande bluff di un ventennio ormai pronto ai titoli di coda.
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