Dal Futurista del 15/07/11
Silvio Berlusconi, che non parla da sei giorni, assicura di non essere in crisi. Ma volendo approfondire minimamente contingenze e percorsi politici, crisi non è quando cadi. Crisi è prima. È quando non comunichi fatti e valutazioni al paese che rappresenti. È quando sbagli previsioni e programmazioni che appaiono fragili e arruffate. È quando ti occupi di altro, anziché della gestione amministrativa dello stato che dovresti preservare. È quando non hai altri mezzi a tua disposizione se non le frecciate del Giornale di famiglia, da scoccare contro avversari e contro chi alza un dito per eccepire. È quando non riconosci uno strumento fondamentale come il dibattito e il contrasto, da cui poi nasce la soluzione finale. È quando ti ostini a macchiare l’immagine di una nazione, semplicemente perdendo ogni secondo che passa la credibilità che si deve avere sulla scena internazionale. È quando perdi il controllo della situazione, personale e politica. È quando anteponi i tuoi interessi a quelli della comunità. È quando ti nascondi dietro la carica che occupi per non rispondere di condotte e derive dinanzi alla legge. È quando approfitti di quella veste per riscrivere le regole a tuo piacimento. E allora dal punto di vista politico questo è un governo in crisi, ma non per via della manovra economica, di rimpasti (annunciati e attuati) di cui ormai si è perso il conto, quasi che fosse un porto di mare, tanto è il flusso di chi va e di chi viene dal consiglio dei ministri. Questo è un governo in crisi innanzitutto con se stesso e con la sua anima. Per le contraddizioni ataviche che si porta dietro, per gli scompensi emotivi e culturali del suo premier. Ma soprattutto è in crisi con la politica e con il paese. Da troppo tempo.
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