giovedì 27 ottobre 2011

Un paese alla rovescia

Dal Futurista del 08/08/11

Quando alla fine della prima repubblica i politologi ragionavano su quali basi si sarebbe poggiato il passaggio a una fase globalmente nuova della politica e della società italiana, non si sarebbero certamente aspettati la schizofrenia derivata vent’anni dopo. Un’instabilità valoriale e mentale cronica, dove tutto appare drammaticamente rovesciato. E non con quella dose corretta e in fin dei conti utile di lucida follia, un toccasana per uscire dalle sabbie mobili dello status quo. Ma una deleteria deriva che imbroglia e disorienta, che annacqua ragionamenti e valutazioni. Insomma, un paese alla rovescia, dove si offre un microfono anche a chi poi si rende protagonista di assurde vulgate. L’Italia appare spaccata a metà, come una mela. Da un lato il buon senso del vero padre del paese, quel capo dello stato che quotidianamente non risparmia indicazioni e consigli su come affrontare lo tsunami socio-finanziario che ci sta investendo. E che ieri ha ancora una volta predicato la coesione come vero collante, come il valore aggiunto che potrebbe rappresentare l’arma ideale per risollevare il paese. E dall’altro la sciatteria dei calciatori italiani, i quali dall’alto di guadagni spropositati che incassano si permettono il lusso di minacciare uno sciopero. Ecco le due facce dell’Italia di oggi: una discreta, inappuntabile, orgogliosa e rassicurante senza lesinare critiche e prese d’atto anche crude. E l’altra volgare, inopportuna, sciatta e assurda. Uno spaccato sociale netto, con sbalzi drastici. Quasi incredibili, a volerli osservare in un quadro d’insieme. Ma davvero c’è ancora qualcuno che non si è reso conto della tempesta nella quale tutti sono coinvolti? E che persevera in questa overdose di mancato buonsenso? Lo scriveva Bobbio che «l’unica via di salvezza è lo sviluppo della democrazia, verso quel controllo dei beni della terra da parte di tutti e la loro distribuzione egualitaria, in modo che non vi siano più da un lato gli strapotenti e dall’altro gli stremati». Utopia? Forse, ma allo stato delle cose l’unica via d’uscita per un paese alla rovescia, desideroso di un sano equilibrio.

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