Da Ffwebmagazine del 13/11/10
“Se la politica continuerà ad essere incapace di capire i progressi e le esigenze del futuro si metterà in un angolo da sola”. Così il Presidente della Camera Gianfranco Fini intervenendo al convegno dei Liberaldemocratici sul centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, dove ha ribadito che il modo migliore per valorizzare tale ricorrenza è far progredire la politica. Offrendole strumenti che vadano oltre la propaganda contingente, stimolandola a lasciare da parte il frequente scontro ideologico e la polemica di bassa leva. E concentrandosi invece sulle sfide che attendono il Paese.
Il riferimento è al significato moderno ed attuale di essere italiani, non declinato solo in merito a quei cittadini che sul territorio nazionale sono nati, ma anche a quelli che pur non essendo figli di italiani, si sentono tali perché hanno completato un ciclo di studi, perché sono cresciuti qui, perché cantano l’inno nazionale, perché immaginano il loro futuro professionale e sociale in questi confini.Una politica responsabile deve quindi guardarsi bene dal cogitare solo sulla contingenza dell’oggi, bloccata in dinamiche pachidermiche che ignorano i risvolti futuri e le conseguenze oggettive di decisioni e direttive. Ma sforzarsi di individuare le priorità da affrontare, assumersi la responsabilità di scelte (anche impopolari) ma imprescindibili per le sorti della nazione, offrire un’immagine di imparzialità e di misura, lavorando su quell’autorevolezza delle istituzioni che talvolta viene meno.
Come non valutare, dunque, l’esigenza di uscire una volta per tutte dallo scontro perenne, ha proseguito Fini, come strada maestra per affrontare di petto le grandi questioni epocali. Perché, si è chiesto, vedere il nemico nell’interlocutore politico? Con quali finalità rinunciare a recuperare terreni di incontro, o percorsi condivisi per risolvere assieme problematiche comuni? “Non sono utopie culturali”, secondo il Presidente della Camera, ma argomentazioni dettate dalla logica consapevolezza che non servirà a nulla continuare a vedere nella via del compromesso segni di tradimenti o di agguati.
Compito di una politica lungimirante, inoltre, è andare oltre la gestione dell’esistente, ma chiedersi come sarà il tessuto sociale del Paese nel prossimo ventennio. Su quali basi sarà possibile migliorarlo e quali strumenti le istituzioni dovranno assicurare ai cittadini. Per compiere questo disegno occorre che venga vinta una doppia sfida: quella del Parlamento di essere realmente rappresentativo (recuperando un ruolo di centralità istituzionale) e soprattutto quella dell’esecutivo di decidere rapidamente. Per contrastare lo status quo, per offrire risposte qualificate alla drammatica congiuntura economica che ha attanagliato non solo le economie del pianeta, ma anche le speranze di molti giovani. Che in un recente sondaggio del Sole 24 ore, interrogati sul proprio futuro, hanno ammesso di vederlo peggiore rispetto al presente.
E’ a questi timori che una politica con la P maiuscola deve rivolgersi, ha proseguito la Terza carica dello Stato, lavorando per apparire effettivamente proiettata al bene comune, non distratta dalle sirene della contrapposizione a tutti i costi, distante da quel tedioso presentismo che la allontana dalle sfide del futuro. “Se le istituzioni non agiscono secondo etica pubblica- ha concluso- sarà più difficile costruire quel patriottismo repubblicano che rappresenta la benzina della società del domani”.
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