martedì 2 novembre 2010

Sakineh, chi fermerà la barbarie?

Da Ffwebmagazine del 02/11/10

Chi scaglierà la prima pietra contro una donna innocente? O chi procederà all’impiccagione di un essere umano, accusandola non di aver tramato contro lo stato o di aver ucciso, ma semplicemente di aver amato? Chi si assumerà- forse domani- la tremenda responsabilità di spezzare la vita di Sakineh senza un perché?
La notizia rimbalza dal Comitato Internazionale contro le esecuzioni: sembra che la colpevolezza della 43enne iraniana sia stata confermata, anche grazie ad un nuovo fantomatico scenario. Ma non da un organo inquirente e giudicante, che preveda la certezza del diritto, come accade nelle altre democrazie del mondo, bensì dalla commissione per i diritti umani del regime. Tanti, troppi dubbi affollano questa sconvolgente vicenda, dove una donna è rinchiusa nel braccio della morte di un carcere da quattro anni e dallo scorso agosto è anche impossibilitata a qualsiasi contatto con il mondo esterno. Dove la realtà viene raccontata con la spietata arte della falsificazione costante, del depistaggio giuridico e mediatico.

Si apprende che la documentazione circa l’assassinio di suo marito è stata trafugata dalle stanze del procuratore di Oskoo, in modo che la donna- sostiene Mina Ahadj, portavoce dell’International Committee against execution- potesse essere accusata fatalmente della sua morte. Ma non è tutto: ad essere arrestato anche l’avvocato iraniano di due cittadini tedeschi fermati poche settimane fa, mentre intervistavano il figlio ed il legale di Sakineh. Con l’accusa di aver interagito con elementi controrivoluzionari di base all’estero, e falsificato documenti di identità.
Proprio in queste ore si sta svolgendo una manifestazione di protesta dinanzi alla sede del Parlamento europeo di Bruxelles e dinanzi all’ambasciata iraniana di Parigi. Da un lato la mobilitazione sociale e dei media mondiale è stata forte e convincente, come dimostrato dagli appelli di Repubblica assieme ai grandi quotidiani francesi, (Liberation, Le Monde, Le Nouvel Observateur, La Règle du Jeu, Elle), o dalle lettere di solidarietà vergate da nomi del calibro di Carla Bruni, del sindaco di Parigi Bertrand Delanoe, del regista Claude Miller, delle cantanti Jane Birkin e Charlotte Gainsbourg, oltre ad artisti, scrittori, intellettuali, come Roberto Saviano e Umberto Veronesi.
Ciò che non ha convinto sino in fondo è stata la posizione delle istituzioni. Perché la Commissione Europea non ha parlato con una voce sola? Magari chiedendo al regime iraniano di impedire che si versi altro sangue. O perché lanciare appelli slegati fra loro, così come fatto da ministri ed esponenti politici, anziché concentrare un richiamo forte e alto magari da tutti i premier degli stati membri?
Poco più di un mese fa Ahmadinejad aveva lasciato intendere che vi fosse la possibilità di un ripensamento e in quella circostanza il ministro degli Esteri Frattini si era lanciato in un’interpretazione di quelle frasi, sostenendo che il vertice iraniano voleva mandare un messaggio alla comunità internazionale, anche perché l’Iran negli ultimi anni ha abituato a non pochi stop and go.
La realtà, al netto di ipotesi e presunte aperture, è che una donna iraniana ha subito 99 frustate nel 2006 per una relazione extraconiugale e in seguito è stata condannata a morte per adulterio. Quanto basta perché si impedisca a qualsiasi istituzione di decretare la sua morte.

Nessun commento: