sabato 20 novembre 2010

Non basta restaurare la cornice, se la tela è sfilacciata...


Da Ffwebmagazine del 20/11/10

Venti mesi dopo la sua nascita, con sole due convocazioni degli stati generali (una, si badi bene, era per l’editto "contra finianum"; l’altra per rabberciare un vestito ormai strappato), dopo l’espulsione del cofondatore, con promesse di inversioni di tendenza, con campagne di delegittimazione, con macchine del fango accese e non ancora spente, con analisi campate all’aria, con mistificazioni imbarazzanti, con azioni strumentali, con illusioni che tutto vada bene, con sottovalutazioni gravi di dati politici inequivocabili, ecco che trapela oggi la volontà del presidente del Consiglio di operare un restyling del Pdl.

Parrebbe una bella notizia, se non fosse che il restauro del movimento, peraltro invocato nell’ultimo anno dal Presidente della Camera quanto e modus e merito, si concentrerà su nome e simbolo. Come se fosse sufficiente cambiare l’immagine del proprio profilo, -si veda quello che si fa su Facebook-, per dare una sostanza maggiore, per incarnare una novità. Illudendo e illudendosi di praticare la politica del fare, mentre invece si preferisce la politica del fare al di fuori, così da non guardare cosa accade al di dentro.

Siamo alle solite: si parte dall’immagine dinanzi alla concretezza, dal vestito nuovo, strutturando ex novo un guardaroba da far sfilare su una passerella che semplicemente non c’è. Perché lo spettacolo si è spostato altrove e tutti gli ospiti se ne sono già andati. Nonostante qualcuno si ostini a non accorgersene. Dunque un’altra occasione persa: si sarebbe potuto, invece, riflettere sulla sostanza di questo partito, sulle evidenti criticità (a partire dal granitico blocco di monopensiero) sulle modalità di intervento per ovviare alle pulsioni da paracarro, sulla proposta politica e culturale, di gestione, di analisi, di partecipazione dal basso, quella per intenderci che si fa con valutazioni curriculari e di oggettive competenze intellettive, non serali. Invece si è scelto di mortificare ancora suggerimenti e proposte. Ma non quelle avanzate da «una turba di mezze calzette, di villan rifatti - parafrasando Galli della Loggia sul Corriere di domenica scorsa -, di incompetenti, di procacciatori», che hanno incarnato una vera e propria «schiera compiacente e zelante». Bensì ignorando palesemente le richieste del Paese e di un elettorato che, in quella trincea, non si riconosce più.

Il restauro del fu Pdl e l’assurda concezione da chirurgia estetica che a esso Berlusconi intende applicare, trova una raffigurazione plastica nella cronaca di questi giorni, con le due statue di Marte e Venere, prelevate dalla presidenza del Consiglio un anno fa dal Museo delle terme di Diocleziano, e sottoposte a un vero e proprio trattamento di lifting. Non c’è nulla meglio delle notizie vere e dell’attualità, per spiegare al solito alieno che atterrasse oggi in Piazza Colonna, la situazione in cui versa il Paese. Non servono commenti a uno scenario del genere.
Ma ormai è tardi per tentare di riempire di contenuti un contenitore di cui, solo adesso, ci si affretta a restaurare la cornice. Lasciando drammaticamente intatto il quadro interno: tutto azienda e caserma.

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