lunedì 15 novembre 2010

La "lezione di un diverso" per tracciare nuovi orizzonti


Da Ffwebmagazine del 15/11/10

Una donna in procinto di ridisegnare i contorni della sua vita. Un lavoro in una kebabberia araba a Parigi. L’incontro con un professore algerino, musulmano e abbastanza depresso. Ma non un toccarsi, uno scambiarsi emozioni o parole. Bensì, inizialmente, solo sguardi, occhiate speranzose, tentativi di attenzioni. E quando l’incontro si materializza fortunosamente, in occasione di una festa, la grande delusione. Che li ricaccia all’interno delle singole e polverose solitudini, due involucri pachidermici e problematici, spesso vero limite all’incontro di mondi e di persone. Ma sarà proprio quella zavorra, così opprimente, a rappresentare il legame tra Betty e Suleiman. Lezioni di arabo di Rossana Campo è un romanzo sentimentale per tracciare gli orizzonti, vecchi ma drammaticamente muovi, delle donne moderne e della ricerca di un rapporto.
Non solo di coppia, ma all’interno del tessuto sociale, professionale e anche immaginifico. Il passo caratteristico dell’autrice, al suo decimo libro, che ha esordito con il racconto La storia della Gabri, si ritrova nella sua intenzionale vicinanza a personaggi stravaganti al centro delle sue opere, come gli esclusi, gli emarginati, i reietti, in una sorta di sfilata di contrari che si fanno raccontare dalla sua penna. Per questa peculiarità è stata tradotta in Spagna, Grecia, Portogallo, Germania, Francia e Olanda. Rendendosi protagonista anche di una mostra personale a Roma dal titolo “Bambine chiuse, ragazze chiatte, mamme bisbetiche. Questa volta la storia la raccontiamo noi”.

Il libro: il passato della protagonista è segnato da un episodio lontano nel tempo, una storia d’amore con un uomo maturo, quando la giovane Betty aveva solo quattordici anni. Ma Suleiman sembra diverso, anche se in lui Betty inizia a rivivere quel passato da cui vorrebbe distaccarsi. Ecco che ha dinanzi a sé un bivio: può aspirare ad un futuro migliore? O con il nuovo partner ricomincerebbe quella marcia di avvicinamento all’abisso?
Sfondo del libro, la Parigi multietnica che si incontra in ogni angolo della capitale francese. Dalle luci scintillanti del centro cittadino, dagli Champs Elysèes alle Touleries, alle più lontane periferie, dove il patchwork è ben visibile, non fosse altro che per il colore della pelle dei passanti. E per un’infinità di altri aspetti.Betty e Suleiman sono quindi interpreti fragili di un copione frastagliato, condito da non poche paure, che si tramutano in una voglia di rivincita. Con all’interno, non solo tenebre e tentennamenti, ma anche riscatti e varie tonalità di approccio di coppia. L’autrice racconta la formazione e la maturazione sessuale di una donna in un luogo simbolo dell’incontro fra diversi. Quella Francia da sempre crocevia di razze e culture.
I due sono attratti non solo dall’aspetto fisico o dal cosiddetto colpo di fulmine. Ma dalle reciproche differenze, che incidono sensibilmente sulla loro unione.L’intenzione di cambiamento manifestata da Betty è figlia non solo della volontà di rapportarsi al nuovo, ma forse il tentativo di prendere di petto situazioni pregresse, sanando ferite di un tempo e chiudendo definitivamente i conti con un passato per nulla piacevole. Dove la sopraffazione era ben evidente, scandagliando una figura femminile sottostimata, non completamente compresa. Instillando anche nel lettore il dubbio che non è necessario percorrere miglia e fusi orari per scovare storie di degrado sociale e di violenza psico-somatica sulle donne. Rilievo che, come più volte ribadito dall’autrice, è direttamente proporzionale all’immagine che le donne hanno oggi di loro stesse. Con la cura maniacale dell’aspetto fisico, dei dettagli, dell’abbigliamento. È la grande illusione dell’immagine, che vorrebbe schiavizzare anche e gambe, per poi un minuto dopo svilirle ulteriormente non solo con gesti malsani ma con precisi epiteti, pesanti più di enormi macigni. Delegittimando l’individuo solo per il suo status di donna.
E facendo in modo che quella violenza, prima estemporanea poi reiterata, diventi abitudine. Perché, poi, come scrive la Campo, accade che «uno si abitua a tutto, alla fine uno si abitua a tutto, a una brutta faccia, a una bocca senza denti, alla solitudine, ma non va bene così». No, non va proprio bene. Ecco allora la voglia di cambiare, l’istinto ragionato del passo in avanti, dello slancio emotivo. Anche grazie alla lezione, o alle lezioni, di un arabo che potrebbe rappresentare il meglio. Perché diverso.


Rossana Campo
Lezioni di arabo
Ed. Feltrinelli
€ 13,00. Pp.135

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