lunedì 14 febbraio 2011

E il gradimento per B. va sotto il 30 per cento


Da Ffwebmagazine del 14/02/11

Si comincia a delineare il perché dal fu Pdl rifiutino ormai la parola elezioni, dopo averla caldeggiata con insistenza sino a poche settimane fa. Per garantire stabilità al Paese, che deve piazzare i titoli di Stato (copyright Umberto Bossi)? Per mettere finalmente in moto, al terzo anno di legislatura, le tanto annunciate riforme? Per avviare la modernizzazione infrastrutturale del Mezzogiorno? Per caldeggiare una politica green, che spinga le imprese a intrecciarsi con le mutevoli esigenze della natura e dei cittadini? Nulla di tutto questo, semplicemente perché in via dell’Umiltà non sono più sicuri dei numeri.
Altro che maggioranze bulgare e milioni di cittadini in piazza a sostegno di una monarchia sul viale del tramonto: la fiducia degli italiani per Silvio Berlusconi è ai minimi storici, come testimonia il sondaggio Atlante Politico di Demos. È tornata ai parametri di sei anni fa, con la credibilità verso l’esecutivo in picchiata, con la metà degli italiani che ritiene affidabile il lavoro dei pubblici ministeri che indagano sul presunto giro di prostituzione a carico del premier. Solo il 30% degli italiani gli conferisce ancora fiducia, la metà pensa che le accuse rivoltegli dovrebbero indurlo a un passo indietro. E solo un cittadino su quattro valuta come effettivamente mantenute le sue promesse elettorali.

Un po’ poco per sbandierare, in comunicati stampa e presenze televisive dei soldatini-onorevoli, un consenso forte e certificato del Paese. Dati che contribuiscono a innervosire la famosa squadra delle pink-pen allestita a Palazzo Grazioli, per controbattere notizie e voci che inchiodano, se non ancora penalmente ma fino a ora certamente moralmente, una condotta che tutto è fuorché da persona che dignitosamente rappresenta le istituzioni.
E vediamoli, dunque, questi numeri, con il Capo dello Stato sempre più punto di riferimento non solo istituzionale ma anche morale dell’80% degli italiani, stimato non solo dalla stragrande maggioranza degli elettori del Pd, ma anche dai due terzi dei leghisti e dall’80% di chi vota Pdl. Invece, Berlusconi in due mesi ha perso ben cinque punti percentuali, che raffrontandoli con lo scorso semestre si quadruplicano, per arrivare a sedici rispetto a dodici mesi fa. Una débâcle, da qualsiasi latitudine la si voglia osservare, e con il consueto schermo di giustificazioni che da domani si innescheranno che però questa volta potranno ben poco, in confronto ai numeri reali. Nella speciale classifica di gradimento dei singoli leader politici, tutti migliorano la propria immagine nelle case dei cittadini, tranne il premier, con Tremonti che svetta nella maggioranza, e il duo Casini-Fini in testa nel Terzo Polo. Mentre a sinistra è Vendola il nome nuovo che infiamma i simpatizzanti, senza dimenticare i passi avanti di Emma Bonino, nonostante non possa contare su una struttura partitica forte come le altre.
Ma sono le intenzioni di voto a tracciare una cartina di tornasole significativa dello stato delle cose, con Pd (24%) e Pdl (27%) ben al di sotto della soglia del 30%, diagnosticando la crisi oggettiva del sistema bipolare, dal momento che alle politiche del 2008 il loro raggio d’azione, assieme, sfiorava il 70%. Un crollo verticale del 40%, tra indecisi e delusi che hanno contribuito a frammentare la portata dei singoli voti. Ma soprattutto determinata dalla sfiducia verso chi ha la barra di comando, di chi, forte questa volta sì di numeri impensabili, come la maggioranza pidiellina uscita dalle scorse urne faceva presagire, avrebbe dovuto e potuto governare e portare a compimento le intenzioni programmatiche.
Ma cosa accadrebbe se si andasse a votare domattina? Il sondaggio Atlante Politico stima che l’attuale maggioranza, con il sostegno della Destra di Storace, uscirebbe sconfitta per 57% a 43% contro una grande coalizione, composta da Terzo Polo, Pd, Sel e Idv. Riscontrando un risultato poco incoraggiante anche se gli attori in campo fossero più naturalmente solo tre. Dove il Terzo Polo appare in crescita, puntando anche su quel 33% di cittadini di fatto iscritti al partito del non voto.

Fermo restando che i numeri vanno interpretati con ovvia prudenza e circospezione, ed inquadrati successivamente in un più ampio ventaglio di intenzioni e di scelte concrete, ciò che appare chiaro è che si intravede più di una crepa nei bagni di folla, nelle simpatie a tutto campo, nella fiducia che Berlusconi si vantava, anche in imbarazzanti consessi internazionali, di avere all’interno del Paese. Anche per gli atteggiamenti sprezzanti che, ad esempio, qualche ministro come la Gelmini ha voluto avere nei confronti della manifestazione sul corpo delle donne andata in scena in molteplici piazze italiane e internazionali.
No, non erano solo poche signore radical-chic a protestare e a rivendicare dignità nella piazza della propria città. Così come non erano “quattro studenti comunisti” a sfilare in corteo lo scorso dicembre contro la riforma dell’Università. È proprio questa drammatica sottovalutazione del reale e del quotidiano a rappresentare la spia, prima ancora che di una fine certificata da firme, controfirme o bolli, di una politica che semplicemente non è più tale. E che sta morendo.

Nessun commento: