Da Ffwebmagazine del 18/02/11
C’è chi se ne va perché si sente troppo poco di destra, chi perché ha timore di derive a sinistra. E poi ci stanno quelli che non vogliono tradire gli elettori, chi vorrebbe anelare a una grande casa-caserma dei moderati, o di quel che ne rimane (forse per essere rieletti, riferiscono i soliti malpensanti). La prossima candid camera in scena nel Parlamento italiano, però, l’ha magistralmente inscenata il deputato piemontese Roberto Rosso, che, magari non pago dello sforzo dei suoi collaboratori di ricercare motivazioni valide da offrire in pasto alla stampa o alle agenzie, ha scelto di fare da solo. E si è avventurato in una sciagurata dissertazione sulla destra e sulla sinistra, di cui il suo Capo, che di mestiere fa il comunicatore, non sarebbe molto orgoglioso.
È sufficiente riprendere le dichiarazioni di Rosso, rientrato a braccia aperte da papi Silvio, per avere un quadro più chiaro: «Io sono liberale e davvero al congresso di Milano ho avvertito una virata a destra. Sentivo che gli amici di Fli avevano bisogno di ritornare alla propria identità missina». Identità missina? Troppa destra? E allora quegli altri esponenti Fli che accusano chi detiene il timone di marcare troppo a sinistra, cosa intendono dire? Non sarà per caso che nella fretta di cambiare posizione qualcuno abbia deciso di imitare il buon Pinocchio, quando il burattino nelle sue performance riusciva a fare intendere tutto e, un attimo dopo, il contrario di tutto? Sicuri che Rosso, anziché piemontese ferreo e rigido, non sia nipote (vista la moda) di Collodi?
Lecito chiedersi: c’è per caso qualcuno a cui crescerà il naso nelle prossime 24 ore? Oppure siamo in presenza di burloni alla Giuliano Ferrara? Per intenderci, quello che è passato da una lista elettorale pro-life alla condanna preventiva e astiosa contro chi rileva l’impresentabilità morale del Premier.
Intervistato da Repubblica, Rosso potrebbe candidarsi di diritto alla nuova conduzione de Le Iene, in quanto sfodera un repertorio di tutto rispetto. Infatti aggiunge di aver preso una colossale sbandata aderendo al progetto finiano, che lo ha indotto a tornare, udite udite, nel “più moderato Pdl”. Dove le analisi political-xenofobe di Borghezio o le invettive secessioniste di un ministro della Repubblica come Calderoli, (che dovrebbe semplificare e invece pare ritiri solo lo stipendio dallo Stato italiano) dovrebbero essere iscritte nell’enciclopedia dell’antimoderatismo ideologico. Con le adesioni di altri “illustri” moderati come quelli de La Destra di Storace, passati dalle accuse di conflitti di interesse al Premier (molto pedagogici i video di una Santanchè versione 2008 più antiberlusconiana che mai) a una contiguità che tocca anche importanti risvolti editoriali.
Ma Rosso, che certamente non avrà assunto quel colore sul viso neanche per una vergogna (che in verità sarebbe stata ampiamente giustificata), offre il meglio, o il peggio, di sé, quando si eleva a interlocutore principe nientepopodimeno che dell’Oltretevere. E sciorinando una sequela di improbabili giustificazioni in salsa cattolica: «Si sa - ha detto - che Berlusconi è un salesiano fervente e San Giovanni Bosco è mio prozio». Accipicchia, chissà se il sacerdote degli oratori, mente che per prima pensò e attuò quei luoghi educativi e così utili alla collettività, non abbia accusato un sussulto nell’udire cotanta vicinanza a un signore anziano, drago malato (copyright Veronica Lario) che più che un oratorio con bambini preferisce altre frequentazioni, ma pur sempre di gruppo.
E allora la palma della comunicazione politica 2011, con annesso super bonus alla Direzione regionale piemontese del fu Pdl, va assegnata senza dubbio a Rosso, con la seguente motivazione della Giuria di qualità: «Per aver mostrato un’acutezza senza pari nel descrivere piroette e giravolte pseudo ideologiche. Che lo hanno ricondotto, (si spera) una volta per sempre alla casa del padre-padrone».
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