venerdì 5 ottobre 2012

«Bersani faccia una cosa di sinistra e dica “sì” al Monti bi, per l’Italia»


«L’Italia ha l’ultima occasione per uscire da questa vera e propria guerra – confessa a Italiani Quotidiano Giovanni Fasanella, giornalista parlamentare di Panorama e autore di libri-inchiesta e documentari –  ma serve anche una cultura delle regole per ricostruire un paese di macerie».
Pd: saranno primarie vere?
Sembra una cosa ridicola: sono primarie per cosa? Per il candidato premier del centrosinistra? Per il segretario del Pd? Si tratta di elezioni che avrebbero senso solo in un determinato contesto. Quando invece la prospettiva è del tutto incerta, le regole sono assolutamente indefinite, non condivise o vaghe, sono destinate ad essere ininfluenti sui futuri assetti. Può essere magari una prova di vitalità del partito, nel tentativo di recuperare il rapporto con i propri elettori,
Verso una legislatura costituente per la ricostruzione: priorità o male minore?
Senza dubbio una priorità. Ma non ci rendiamo conto in che condizioni versa il paese? Sotto tutti i punti di vista (economico, sociale, culturale, legalitario) l’Italia appare devastata, come se fosse uscita da una vera e propria guerra. È travolta dalle macerie, da ripensare nelle sue fondamenta. Un’operazione che andava fatta subito dopo la fine della guerra fredda, ma ahimè i partiti non vollero ascoltare gli appelli di Cossiga che li invitata alla grande confessione. Perché era terminata un’era geologica, e bisognava rifondare lo stato, facendo pulizia all’interno di quei contenitori. Invece i partiti non vollero dargli ascolto, anzi Cossiga venne dipinto come un pazzo visionario, persino golpista. Il risultato è ciò che ancora oggi abbiamo sotto gli occhi. Al termine della guerra fredda si reagì da una parte con la classe dirigente di governo, chiudendosi in se stessa e proteggendo oltremodo gli scheletri che ognuno custodiva nel proprio armadio. La sinistra ex comunista reagì invece, sconfitta dalla storia, tentando di prendersi una rivincita sul piano giudiziario.
E il risultato?
Questo lungo, lunghissimo, interminabile ventennio di posizioni feroci con il paese ridotto allo stremo. Se si dovesse perdere anche questo treno francamente dubito che l’Italia possa resistere, ancora e unito.
Ha postato pochi giorni fa un invito a Bersani: «Faccia una cosa di sinistra, si schieri per Monti».
Un appello il cui senso è: caro Pd, fai propria questa esigenza. E che lo dica apertamente al paese, che serve riformare la Costituzione, rifondare lo Stato, ripensare le regole dell’economia. In una parola sola: ricostruire tutto e questo non lo si può fare con Vendola e Di Pietro, ma portando a termine il lavoro egregiamente iniziato da Monti. Su cui certamente ci potrebbero essere mille rilievi da apportare, soprattutto per i provvedimenti e per il linguaggio che alcuni ministri hanno scelto di utilizzare,  ma nella consapevolezza che si tratta di un governo che ha ridato credibilità all’Italia sulla scena internazionale, dove il nostro prestigio era ormai prossimo allo zero. E dove sta faticosamente ricostituendo le basi per una ripresa.  A chi pensa che un Monti-bis non abbia più senso chiedo: si torna a cosa? Il centrodestra è allo sfacelo, mal governato che ha fatto disastri; e a sinistra non sono stati in grado di erigere un’alternativa alla crisi politica sistemica.
Tutti chiedono discontinuità, in molti promettono di attingere alla società civile: come rifondare realmente i partiti politici?
Non farei una distinzione così secca tra i due. Molto spesso la politica è specchio della società civile, che in alcuni casi è perfino migliore. Non dimentichiamo che nella società civile vi sono anche i poteri criminali, la mafia, la camorra. Il problema piuttosto è capire quali sono i meccanismi di selezione della futura classe dirigente, che impediscono in Italia – unico caso nel panorama delle democrazia occidentali – di ricambiare gli interpreti. Ecco il punto vero. Siamo preda di un sistema di “tappi”.
Come uscirne?
Proporrei che, a tutti i livelli della vita pubblica, la elezione dei nuovi soggetti politici non avvenga per cooptazione ma su basi meritocratiche.
Ddl anticorruzione: potrebbe essere la prima pietra di un modo nuovo di intendere politica e poteri?
Certo, ed è questo il segnale che bisogna lanciare agli elettori senza perdere un attimo di tempo. È necessario far sapere all’opinione pubblica che lo stato e la politica stanno reagendo in modo adeguato all’ondata di fango che si sta abbattendo sui partiti e sulle istituzioni. E che rischia, poi, di travolgere tutto. Credo che il problema non si solo la corruzione dei partiti, quanto – se mi è consentito – la corruzione della cosiddetta società civile, ovvero l’economia legale infettata dai poteri criminali. Costruendo una cultura della legalità reintroducendo a scuole l’ora di educazione civica: quel rispetto delle regole prezioso come l’aria.

Fonte: Italiani Quotidiano del 5/10/12
Twitter@FDepalo

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