martedì 30 ottobre 2012

Grecia, se la crisi supera la fiction: in carcere il giornalista anti-evasori

Kalinicta dimokratia. Nel giorno in cui la nuova saga di James Bond esce nelle sale cinematografiche italiane, c’è un luogo in Europa dove le lancette del tempo sono ferme al 1989, a un secondo prima che il muro di Berlino cadesse sotto i colpi della libertà e del modernismo. La Grecia tecnicamente fallita è scossa da un (ultimo?) sussulto di guerra fredda, con un giornalista che viene arrestato perché pubblica una lista con nomi di illustri evasori (a cui mancano però i pezzi grossi della politica), dopo reiterate minacce fisiche.  Con due ex ministri delle finanze (destinatari ufficiali di quell’elenco) che la danno per smarrita, con un cd tramutato in chiavetta usb che nessuno ha protocollato, con fiumi di denaro giunti in Grecia e da lì “spostati” al calduccio di qualche cantone svizzero. Con sullo sfondo il “ring” dove confluiscono gli interesse di due blocchi, armamenti in abbondanza, ma anche le Olimpiadi del 2004, costate tre volte il preventivato, con lavori pubblici, con l’illusione della rinascita e dello sperpero che si tramuta in crollo verticale.

Ma un bel giorno ecco la crisi economica, lo spettro di un default praticamente a un passo, a rompere quell’equilibrio di poteri corrotti e di appalti pubblici, di finanziamenti europei a go-go e di tangenti per forniture di sommergibili e fregate, e clientele internazionali diffuse. E l’indignazione della stampa libera per come questa crisi è stata gestita, con i soliti noti a portare tutto il peso di tagli draconiani e misure proibitive, senza che anche la classe politica e i “Paperoni” dell’Arcopoli fossero chiamati a contribuire in egual misura. Per intenderci la Grecia di oggi ha il record dei paesi Ocse dei bambini sottopeso, il numero dei senzatetto raddoppiati in dodici mesi ad Atene, dove un cittadino su quattro vive con 700 euro al mese, con sacche di disagio sociale che si stanno allargando a macchia d’olio grazie alla disoccupazione record che sfonda quota 25%, con la casta che continua a ingrassare la voce “uscite” per una pubblica amministrazione devastata, con il servizio sanitario nazionale che non può più far fronte ai malati di cancro e ai dializzati.
Ma facciamo un passo indietro. Nel 2010 l’allora ministro delle finanze francese, Christine Lagarde, attuale numero uno del Fondo Monetario Internazionale invia ad Atene per corriere diplomatico un elenco di quasi duemila grossi evasori, con nomi che scottano, (ma anche a Italia e Spagna). Due giorni fa Kostas Vaxevanis, direttore del periodico Hot Doc, ha un sussulto di coraggio e pubblica la lista, salvo soccombere alle manette dopo poche ore.
L’udienza davanti ai pm, il processo il prossimo primo novembre, Anonymus che attacca il sito delle finanze di Atene per mettere in rete i numeri “reali” di questa crisi, la stampa internazionale che si mobilita con appelli su twitter, finanche scomodando il New York Times. Ma lo shock, vero e inquietante lo offre la politica. Quella stessa che con un trentennio di scempi decisionali e ruberie di ogni tipo, ha prodotto la voragine finanziaria che lascia l’eurozona col fiato sospeso, la stessa politica che proprio in quel lembo di Mediterraneo tremila anni fa ha avuto origine ma che oggi sta dando il peggior spettacolo della storia. Con da un lato chi si affaccia alla crisi ellenica col piglio dello spettatore, come se nessuna responsabilità abbia tra clientele e ammiccamenti a oriente come a occidente. E dall’altro chi di fatto ha svenduto, il paese che ha dato i natali alla civiltà, alla speculazione e ai mercanti internazionali che lì hanno fatto affari. E che affari.

Il caso di Kostas Vaxevanis è esemplare, e potrebbe essere paragonato alle battaglie di libertà della cubana Yoani Sanchez. Perché al di là di come finirà questa crisi greca, che di fatto è crisi sistemica di un occidente sul baratro socioculturale, in quanto pigro e abulico, al di là di chi e come alla fine della fiera pagherà i debiti, o se altri cronisti si vedranno recapitare un paio di manette sull’uscio di casa, o se i cittadini saranno i veri fautori della ricapitalizzazione delle banche, una consapevolezza è ormai maturata: non erano questi “i patti” e gli stimoli dei padri fondatori De Gasperi, Adenauer e Spinelli. Non era questo il filo logico e politico dell’elaborazione rivoluzionaria dell’Unione. E il fatto che quel bacillo di lucida follia sia entrato in crisi proprio al centro dell’Egeo è un macabro segno del destino, e non fosse altro che per questo, non andrebbe affatto sottovalutato.

«Il giornalismo è quando si rivela la verità che gli altri vogliono nascondere. Tutto il resto sono solo pubbliche relazioni», ha detto Vaxevanis, uscendo dal tribunale dopo il suo interrogatorio in cui ha chiesto ai pm di mostrare «la stessa sensibilità anche in altre direzioni».
Qualche blogger arriva a scrivere che la Grecia è niente altro che il film che andrà in scena anche in Italia fra non molto tempo. L’auspicio è ovviamente che ciò non accada. Ma intanto, con un giornalista arrestato e un gruppo di politici che spruzzano nebbia, non si può che dire: Kalinicta dimokratia.

Fonte: Italiani quotidiano del 30/10/12
Twitter@FDepalo

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