giovedì 4 ottobre 2012

Spezzano i reni alla Grecia: dializzati senza più cure

Atene – D’accordo, hanno rubato, per anni. E tantissimi fondi, europei e nazionali. Ma pretendere, oggi, che il conto della crisi greca lo paghino solo i quindicimila dipendenti pubblici che la troika vuole licenziare a fronte di scandali politici (implicati in fondi neri, altro che Carlo Sama), di euro ellenici custoditi in Svizzera al caldo di qualche cantone e di conflitti di interessi macroscopici, non solo è sintomo di un’assurdità tecnica (visto che la voragine del debito non sarà nemmeno scalfita da questa ennesima manovra). Ma dimostra ancora una volta come il fattore umano sia relegato a scomoda cornice. Anzi, venga insultato da politiche miopi che non sanano un malato grave, gravissimo, praticamente in coma; bensì ne stanno aggravando un’alimentazione forzata che non conduce da nessuna parte. Salvo “ammanettare” i cittadini greci a interessi bancari, prestiti ponte e restrizioni incredibili per i prossimi due decenni. Con sullo sfondo un’emergenza sanitaria senza precedenti nei paesi dell’Europa unita.

Il secondo pacchetto di austerità che gli emissari di Ue, Fmi e Bce chiede ad Atene fa rabbrividire: dodici miliardi da ottenere con tagli a stipendi, indennità, pensioni, sanità, welfare su cui è scontro con il governo ellenico (ma il premier Samaras si accorge solo oggi dell’insostenibilità del memorandum?). Se da un lato è previsto un nuovo regime fiscale per i liberi professionisti con un’aliquota al 35%, dall’altro si mortifica la salute e il lavoro. Già molti nosocomi nazionali versano in condizioni critiche, a causa della mancanza di materiale di quotidiana utilità. A ciò si aggiunga il collasso dell’ente mutuale nazionale Eoppy che fino a ieri “copriva” le spese sanitarie, ma che a causa di conti in rosso sta, suo malgrado, producendo criticità incredibili. Come quelle a cui dalla prossima settimana andranno incontro i dializzati, che saranno costretti ad attingere alle proprie tasche per le delicate prestazioni che necessitano. Tutto ciò mentre la politica ellenica offre il peggior spettacolo degli ultimi lustri. Da un lato sblocca ben 29 milioni di euro per costruire un circuito di Formula 1 nei pressi di Patrasso (costo totale 60 milioni) e dall’altro erige un muro contro uno scandalo di elevate proporzioni, con una lista di 1991 politici e miliardari ellenici con liquidi custoditi in Svizzera e accusati in parte, come riferiscono i quotidiani locali, di fondi neri e appropriazioni indebite.

Inoltre l’impasse fra i rappresentanti della troika e il ministro delle Finanze Stournaras non fa altro che aggravare una situazione ormai giunta al collasso. Qualche commentatore sostiene che il tutto non verrà risolto prima delle elezioni americane, con la “patata bollente” greca, ma a questo punto europea, che sarà in cima all’agenda del nuovo inquilino della Casa Bianca. E a spaventare è l’effetto contagio, con altri malati gravi in direzione Madrid, Lisbona e Roma. Senza che però nessuno si desti dal torpore di spread e mercati per ragionare invece sul fattore umano, su quale cittadino europeo venga fuori da questo biennio terribile. In cui le istituzioni hanno rattoppato un buco che andava chiuso, per poi rifondare l’infrastruttura comune. Per ridare fiato alla concezione spinelliana del continente che in molti hanno tradito.

I quotidiani stranieri, in verità, stanno lanciando l’allarme da settimane ormai. Secondo il Wall Street Journal senza ristrutturazione del debito greco non si uscirà dalla crisi. Mentre la Reuters scrive che, anche se la troika redigerà il report entro un mese (quindi dopo elezioni usa) l’uscita del circolo vizioso del debito diventerà difficile, se non impossibile. Ecco che lo spettro maggiore sarà rappresentato da una soluzione che non risolverà: si procederà non in base ai numeri, ma in base all’assunto “salviamo la Grecia per evitare il contagio di altri Piggs”, ma il conto lo pagheranno (per vent’anni) pensionati e dipendenti pubblici.

Inoltre l’emergenza che sta passando sotto silenzio si chiama lavoro. In Grecia chiudono imprese private, banche di credito cooperativo e agricole, aziende storiche, i consumi sono calati in un anno di sette miliardi. La contrazione occupazionale è costante da sei anni, con il record europeo di disoccupazione (24,5%) e con punte del 50% tra i giovani sotto i trent’anni. Per informazione chiedere ai dipendenti dei cantieri di Scaramanga, uno dei più grandi d’Europa. Fino a ieri. Fino a prima del memorandum. A cui nessuno, né il governo greco né l’Europa, restituirà mai un salario.

Fonte: Gli Altri del 4/10/12
Twitter@FDepalo

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