giovedì 11 ottobre 2012

«Cara troika, serve cambiare presto registro. Il rischio? L’esplosione di una violenza cieca»

Da un lato il governo di Nuova Democrazia che «continua imperterrito a coltivare le sue clientele», dall’altro la troika che «risponde a colpi di accetta, non so quanto durerà» ammette amaro Dimitri Deliolanes, da trent’anni corrispondente in Italia della televisione statale greca Ert. «Il rischio è che ci sia un’esplosione di violenza cieca».
Merkel ad Atene, il Die Welt scrive «metà rassicurante, metà minacciosa». Quali scenari si aprono?
Sul minaccioso dissento. Eventualmente è stata troppo diplomatica, evitando di dire quello che i greci si aspettavano di sentire. Ma è prevalso l’aspetto rassicurante, perché, con la sola sua presenza, ha confermato che il vento in Europa sta cambiando. Quella che non cambia è la troika, che continua a premere per applicare la stessa identica ricetta del 2010: abbattimento del costo del lavoro, sfascio dello stato sociale e privatizzazioni a go go. Ora la Merkel sa, perché lo ha toccato con mano, che questa ricetta, da lei condivisa fino a poco tempo fa, non funziona. Samaras l’aveva avvisata in un’intervista all’Handesblat in cui si faceva un paragone con la Repubblica di Weimar, usando toni e argomenti uguali a quelli del leader dell’opposizione Tsipras. Mi sembra che abbia toccato il cuore e la mente della cancelliera: un importante passo in avanti.
La troika è spaccata, nel merito e nel metodo del memorandum: c'è il rischio che la cura prescritta non sani, ma peggiori, la patologia?
Non c’è il rischio, c’è la certezza. I signori della troika sono della gente da mandare a spaccare pietre in Siberia per incompetenza, ottusità e dogmatismo neoliberista. Lo sai che Tomsen, il rappresentante del Fmi e capo della troika è stato espulso da alcuni paesi come “persona non grata”? Ci vuole una laurea alla London School fo Economics per capire che in un paese stremato come la Grecia non si possono imporre ulteriori tagli?
Il Nobel per l’economia, Christopher Pissarides, da tempo propone un default controllato:  praticabile?
Non ora. Era forse una soluzione da applicare nell’immediato, agli inizi del 2010. Oramai non ha più senso. Dopo quasi tre anni di grandissimi sacrifici, i greci si meritano qualcosa che non sia un default, controllato o no.
Dodici mesi fa il premier tecnico Papademos stava avviando le liberalizzazioni, ma Samaras ha chiesto e ottenuto le elezioni: di fatto si è perso un anno?
Papademos era un premier tecnico in ostaggio dei tre partiti (ben presto ridotti a due) che lo sostenevano, Pasok e Nuova Democrazia, ambedue ritenuti giustamente responsabili per il disastro economico. Quindi una situazione molto diversa da Monti. Le due elezioni successive hanno mostrato quanto la crisi abbia provocato una piccola “rivoluzione” nella politica greca: il bipartitismo è crollato e la protesta si è espressa in modo squisitamente politico. Gli elettori ex socialisti si sono spostati a sinistra, rendendo Syriza il primo partito di opposizione, mentre quelli di centrodestra si sono spostati, qualcuno su preoccupanti posizioni naziste, qualche altro sui conservatori dissidenti dei Greci Indipendenti. Questo quadro potrebbe subire ulteriori (forse anche drammatiche) modifiche nel caso in cui Samaras non riuscisse a portare a casa nulla, neanche la dilazione che chiede da tempo: il Pasok è sull’orlo del dissolvimento, la Sinistra Democratica paga duramente la sua partecipazione al governo, i nazisti di Alba Dorata crescono e cresce la sinistra radicale.
Secondo l’Fmi la Grecia non riuscirà a raggiungere gli obiettivi preposti: a questo punto non sarebbe il caso di vagliare strade alternative?
Sì, ma bisogna vedere quali sono gli obiettivi preposti. Quei geni della troika e del governo Papandreou avevano stabilito che nel 2013 la Grecia avrebbe rispettato i criteri di Maastricht. Basta fare un giro al centro di Atene per capire che è una stupidaggine colossale, una delle tante. Ci vorranno tanti cambiamenti, specifici per la Grecia, ma anche più generali per tutta l’Ue. Per la Grecia ci vuole una dilazione almeno fino al 2016 ai tassi tedeschi e forse si imporrà un nuovo haircut del debito, che oramai è in mano a istituzioni pubbliche e non a privati. Per l’Ue dobbiamo elaborare una politica economica di crescita, magari rispolverando le vecchie “programmazioni economiche” spazzate via dal vento neoliberista.
Che paese sarà la Grecia se passasse l'ulteriore taglio da 12 miliardi a stipendi, pensioni e sanità?
Bisogna vedere che paese è ora la Grecia: un paese in cui più di un terzo della popolazione vive sotto la soglia della povertà (quella greca, non quella europea), secondo l’Unicef ci sono 400 mila bambini sottonutriti, i disoccupati sono arrivati al 25%, quelli giovani hanno superato il 50% e siamo al quinto anno di recessione, che è del -7%. Una catastrofe. I nuovi tagli colpiranno il settore pubblico (quindi anche me) con l’abolizione di 13sime e 14sime, innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni e, forse, licenziamenti. Io sono sempre stato per una riduzione del settore pubblico in Grecia, ma accompagnata da una riorganizzazione, una maggiore efficienza e professionalità. Invece il governo di Nuova Democrazia continua imperterrito i coltivare le sue clientele e la troika risponde con colpi di acetta. Non so quanto durerà. Il rischio è che ci sia un’esplosione di violenza cieca.
L'Ue rischia di esalare l'ultimo respiro proprio dove la civiltà è nata millenni fa?
L’Ue rischia grosso, ma spero che alla fine ce la faccia. In fondo l’esperienza greca antica ci insegna proprio questo: in 300 si sono sacrificati per indicare agli altri greci la strada della resistenza a Serse. Così ora dalle sofferenze greche dovrà uscire un nuovo modello di politica economica. Ma anche un’Europa politica un po’ più seria della fantasmatica baronessa Ashton, cioè in grado di far sentire il suo peso politico in Medio Oriente, farsi carico del problema dell’immigrazione clandestina proveniente dalla Turchia, far capire che la nostra civiltà conta qualcosa. Mi illudo? Forse. Ma questo sogno mi piace.          

Fonte: Italiani Quotidiano dell'11/10/12
Twitter@FDepalo

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