Da Ffwebmagazine del 20/10/10
Si sono occupati del colore della sua cravatta, del fatto che abbia iscritto i suoi figli a una scuola pubblica, perfino della sua acconciatura: per carità, tutti spunti interessanti, ma francamente per valutare il primo ministro inglese forse varrebbe la pena di riflettere sul suo programma di governo, di cui una parte sarà discussa e votata proprio oggi in una seduta parlamentare, alla presenza del presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini.
Risparmi, razionalizzazioni, ma soprattutto nuova mentalità sulla scia della cosiddetta Big Society. David Cameron ha promesso di ridurre il disavanzo pubblico nel suo Paese, partendo da due presupposti: i dirigenti non potranno più percepire remunerazioni fino a venti volte maggiori rispetto a quelle degli operai, così come accade oggi; si renderanno necessari tagli a spese e sprechi. Innanzitutto ha annunciato una diminuzione delle consulenze esterne e una sforbiciata sulle indennità dei ministri. Oltre a un meno 10% del numero dei parlamentari e alla mancata sostituzione di tutti i funzionari prossimi alla pensione. Inoltre vi sarà una rinegoziazione dei contratti governativi, per allinearli non solo agli standard degli altri Paesi, ma soprattutto agli indici economici interni all’Inghilterra. Ciascun deputato potrà anche essere licenziato, in caso di episodi di acclarata corruzione.
Sul lavoro, Cameron intende avviare una stagione di riforme: come quella che prevede la possibilità per i cittadini di acquistare un pub o l’ufficio postale locale. Negli ultimi sei mesi ha definito fallimentare la politica economica dei laburisti: sia perché ha prodotto un deficit oggettivamente elevato senza avviare nuove forme di vivacità imprenditoriale; e soprattutto perché Gordon Brown non ha dato seguito alle rassicurazioni che aveva fatto ai cittadini quanto a tasse e valori imponibili. Quanto al welfare, intende aumentare l’età pensionabile a 66 anni (entro il 2024) oltre a ulteriori aumenti ogni due lustri. Riguardo alle privatizzazioni, sono previste per le Poste e meno regole per gli aeroporti. Sull'energia, si pensa a leggi ad hoc per ridurre emissioni di Co2, favorendo le fonti alternative e attivando in questo modo anche il comparto occupazionale della green industries.
Prime due intenzioni del neo inquilino del numero 10 di Downing Street saranno di non aumentare le tasse almeno per un biennio e, contemporaneamente, tagliare la spesa pubblica e gli sprechi nella pubblica amministrazione per un totale di circa sei miliardi. Nel comparto scuola si ritrovano alcune interessanti novità: prendendo spunto dall’idea che la vicinanza ai temi cosiddetti popolari della quotidianità, non è un’azione a esclusivo appannaggio dei laburisti, Cameron vorrebbe incrementare l’offerta scolastico-universitaria con più fondi a sostegno della scuola pubblica. E presentando un progetto di legge che conceda sgravi fiscali e agevolazioni solo alle classi meno abbienti. Il provvedimento rientra all’interno della cosiddetta deregulation economica.
Inoltre nel suo recente incontro con Papa Benedetto XVI, Cameron ha posto l’accento sulla filosofia tory della Big Society. All’interno della quale ogni cittadino si sforza di produrre benessere non solo per il proprio nucleo familiare, ma anche per la comunità sociale nella quale vive, lavora, trascorre i momenti liberi, cresce ed educa i propri figli.
Emulando il sistema degli obblighi sociali di un individuo nei confronti del suo pari, come strumenti di azione verso le moderne e mutevoli esigenze, condizionate anche dal drastico cambiamento socio-amministrativo in atto. Dove tutti gli attori sono obbligati a rendersi più responsabili. Tali intendimenti, uniti alle riflessioni concepite nel think thank “Res publica” fondato dal filosofo Philipp Blond, sostengono Cameron nella concretizzazione in politica spicciola del principio generale definito “capitalismo moderato”. Ovvero un nucleo di valutazione dove contano certamente idee e proposte, ma dove si fanno strada modalità innovative di intendere la cosa pubblica, non più entità astratta da immaginare irraggiungibile in una sfera di cristallo. Ma parte reale della vita di ogni cittadino, nella quale il singolo può offrire il proprio contributo per il miglioramento generale.
Utopia? Forse, ma come diceva Oscar Wilde «una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo. E quando vi getta l’ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela».
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