mercoledì 13 ottobre 2010

La lezione della Montessori: scuotere l’intelligenza stagnante


Da Ffwebmagazine del 13/10/10

«La libertà - diceva Wayne La Pierre - non è mai uno stato definitivo. Come l’elettricità la si deve continuare a generare, oppure finisce che le luci si spengono». Ma deve anche essere integrata con un altro stato, anch’esso per nulla definitivo: l’istruzione.
Il sapere e il conoscere rappresentano la linfa della libertà. E i due elementi, insieme, si avvinghiano attorno al cervello umano, rendendolo libero, lontano anni luce dalle schiavitù mentali. Indipendente nel costruire valutazioni e opinioni, lucido nel discernere tra il vero e il falso, tra l’apparente ed il profondo, slegato da appartenenze polverose e genuflesse, pronto ad osservare il circondario senza lenti preventivamente tarate.
Perché senza istruzione e senza libertà, semplicemente l’uomo si presenta come acefalo, privato della sua anima. E come stimolare la percezione dell’anima all’interno di individui che si apprestano a formarsi? Come sfruttare quel tasso di vivacità mentale che ad esempio i bambini possiedono nei primi anni della loro vita? E che risulteranno fondamentali per investire sulla relativa formazione, per metabolizzare dati e sensazioni. Che comporranno in seguito ogni singolo assemblamento di neuroni.

L’energia creativa e la libertà per educare i cittadini di domani, nel ricordo della grande lezione dell’italiana Maria Montessori, celebrata dall’Italian Heritage & Culture Month di New York, dove per venti giorni la Grande Mela offrirà tutti gli onori ad un grande cervello nostrano, in occasione del mese della cultura italiana 2010. La pedagogista e medico marchigiana, sosteneva la strategicità della libertà dell’allievo, senza la quale il bambino non può alimentare il relativo desiderio di creatività. Lo identificava come un essere completo, in grado di animare autonomamente funzioni creative all’interno di disposizioni morali, come i sentimenti.
Stella polare del suo credo, la libertà. Che consente al bambino di esprimere quella verve ideale già presente nel suo dna, ma che senza la spinta propulsiva dell’iniziativa in un campo di azione aperto ed autonomo, non riesce ad emergere completamente. Rimanendo inespressa, monca, come un fiore sbocciato a metà che, per quanto variopinto e profumato, non assolve interamente al suo compito.
Ma la libertà è come uno scrigno, prezioso ma altamente protetto, al cui interno si trova anche dell’altro. Da dove emerge il suo naturale controbilanciamento, ovvero la disciplina. Un soggetto disciplinato sarà in grado di difendere non solo la propria libertà, ma anche quella degli altri, nella comunità in cui vive. Anche arrivando a limitare la portata della propria personale libertà, pur di rispettare la regolare espressione di quella altrui. Ma la rivoluzione educativa della Montessori non si limitò solo all’elogio della libertà pura, ma si espanse sino all’introduzione della scienza nella costruzione del nuovo individuo, dove il fulcro del procedimento di ingegneria educativa non è il bambino in quanto tale.
Ma paradossalmente la scoperta del bambino, in un quadro di creatività spontanea e non artefatta. Perché ancora inespressa, allo stato primordiale. Su questo input sostenne l’esigenza di contrastare l’analfabetismo, piaga che esclude, una sorta di deficienza linguistica che non consente comprensione e, quindi, partecipazione.
Una lezione tremendamente attuale, dove la mancata conoscenza e assimilazione di fatti e di opinioni produce il caos. Prima è necessario acquisire la parola, dunque, attendere che “si posi sulle menti” e che si cementifichi in questo passaggio migratorio di favella. E poi si moltiplichi, grazie ai mezzi di comunicazione. Anch’essi da educare e alfabetizzare.
La Montessori sosteneva che l’alfabeto fosse la più straordinaria conquista dell’umanità, utile non solo per apprendere ma anche per offrire nuove versioni grafiche del messaggio iniziale. E allora sarebbe molto utile ricominciare proprio dalla lezione della pedagogista italiana, quando in Formazione dell’uomo: analfabetismo mondiale, rileva che è necessario «rinnovare dall’inerzia l’intelligenza stagnante».
Per stimolarla a pensare liberamente, a formarsi in totale autonomia, dotata di quella forza centrifuga in assenza della quale i neuroni vengono schiacciati dalla massa generale, quella che ingloba forzatamente, quella che racchiude sotto lo stesso abbraccio pensieri e idee che, invece, devono viaggiare e riprodursi da sole.
E libere.

Nessun commento: