Dal Futurista del 30/03/11
Non c’è più nulla da fare. Nulla, neanche un centimetro quadrato di spazio comune, per modi, per tempi e valutazioni. Il comportamento di Ignazio La Russa, ministro della Repubblica italiana, che ha mandato platealmente a quel Paese la terza carica dello Stato che, in Aula e non al bar, chiedeva “rispetto per la presidenza”, è la cifra di un mondo. Per fortuna lontano anni luce. Un mondo assurdo, che pensa di fare politica senza guidare il Paese, che sbraita anziché parlare, che inventa anziché spiegare, che provoca anziché rasserenare.
Che pasticcia anziché risolvere: la becera raffigurazione di chi dovrebbe essere onorato di rappresentare le istituzioni. E che invece le disprezza.
Quando La Russa dice che le opposizioni sono “complici dei violenti” non fa altro che accendere una miccia. E quando, in piena bagarre, esce dall’ingresso principale della Camera, così come Franceschini gli fa osservare, andando incontro ai contestatori, non vuole certo stemperare quelle situazioni. E allora ‘Gnazio che fa? Applaude ironicamente il capogruppo del Pd, provocando una scena profondamente triste. A cui il Presidente richiama all’ordine.
Ma proprio il ministro della Difesa, avvezzo tra l’altro agli ordini, e che in questi giorni dovrebbe essere esempio di pazienza e dedizione, perde miseramente le staffe ed il rispetto che si deve, ad un’Aula, e a chi la rappresenta. E come il suo padrone arcoriano, che quando è braccato inizia il personale show, anche ‘Gnazio non disdegna questa magra deriva: e giù insulti e gestacci.
E'proprio vero, la disperazione non è oggi solo in chi lotta per la sopravvivenza in un fazzoletto di mare. C’è anche la disperazione (di serie B) di chi si è illuso di poter essere il volto di un Paese, ed invece ne è solo l’incubo.
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